I recuperanti è il titolo del film per la televisione del 1970 diretto da Ermanno Olmi, con sceneggiatura dello stesso Olmi, Tullio Kezich e Mario Rigoni Stern. Racconta la storia dei recuperanti ossia di coloro che si guadagnavano da vivere rischiando la vita, recuperando residuati bellici della Prima e Seconda guerra mondiale.
La metafora è diretta a quei partiti politici che, nell’intento di allargare le alleanze per ricavarne maggiori vantaggi dalla legge elettorale, vanno a recuperare i residuati, orfani politici di questa legislatura, rischiando loro stessi di perdere consensi per i nomi ingombranti che propongono al loro elettorato.
Calenda, ad esempio, recuperato solo per poche ore dal Partito democratico, per fortuna del Pd, ha preferito concludere l’accordo con Renzi, al quale porta il dote il suo modestissimo 2% che però sommato al 3% dello stesso Renzi garantisce il superamento dello sbarramento del 3% assicurando così al terzo polo i seggi in Parlamento che correndo da soli non avrebbero ottenuti. Non contento, però, il Partito democratico, ha deciso di imbarcare il ministro bellunese D’Incà, fuoriuscito dai 5 Stelle, al quale riserverebbe un posto sicuro. Un’operazione non gradita dagli stessi fedelissimi del partito democratico, sicuramente invisa dalla base elettorale che evidentemente non comprende perché mai si debba fare posto a un “estraneo”, che potrebbe addirittura danneggiare la possibile rielezione di un fedelissimo, l’onorevole Roger De Menech. Anche perché, per effetto della riduzione del numero di parlamentari, nessun partito, tranne Fratelli d’Italia in forte crescita rispetto a 5 anni fa, è in grado di assicurare oggi il seggio agli attuali deputati e senatori in carica. E quindi, benché non vi siano certezze in politica, al momento dei bellunesi può stare tranquillo della sua rielezione solo il senatore di Fratelli d’Italia Luca De Carlo. Tranquillità di un rientro a Roma che invece non possono condividere gli altri parlamentari bellunesi, come il deputato di Forza Italia Dario Bond e il suo collega leghista Mirko Badole. In ogni caso a decidere saranno le segreterie di partito, perché spetta a loro il posizionamento nelle liste dei candidati. Al punto che gli addetti ai lavori sono già in grado di ridisegnare da chi sarà formato il nuovo Parlamento, con un buon margine di approssimazione.
(rdn)