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Alano di Piave. Circonvenzione di incapace, uso illecito di carte di pagamento, autoriciclaggio. Oltre 500mila euro transitati. Denunciati i gestori di una residenza per anziani. Sequestrata la sede

Ancora un’azione odiosa nei confronti di un soggetto debole. Una giovane coppia di trevigiani, gestori di una residenza per anziani di Alano di Piave, è stata denunciata a piede libero per l’ipotesi di reato di concorso in circonvenzione di incapace (art.643 CP), indebito utilizzo di carte di pagamento (art.493 ter CP) e autoriciclaggio (art.643 CP).

I due, lui 29 anni presidente della società appositamente costituita per la gestione della RSA e lei 26enne amministratore delegato della stessa società, approfittando dello stato di incapacità di una signora 74enne ospite della struttura di Alano di Piave, si sono fatti consegnare l’importo di 500mila euro con due assegni circolari ciascuno da 250mila, con l’impegno che avrebbero provveduto vita natural durante al pagamento delle rette. Ma la somma totale transitata sarebbe vicina ai 600mila euro. Il decreto di sequestro preventivo dell’immobile sede della struttura per anziani è stato disposto dal G.I.P. del Tribunale di Belluno su richiesta della locale Procura della Repubblica.

L’indagine congiunta della Guardia di Finanza di Belluno e dei Carabinieri di Belluno ha consentito di ricostruire in due soli mesi l’intera vicenda. I dettagli dell’operazione sono stati spiegati questa mattina dal tenente colonnello Marco Stabile comandante del Nucleo investigativo dei carabinieri di Belluno, e dal tenente colonnello Aldo Tomada comandante del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Belluno.

Le indagini, scaturite dall’approfondimento di alcune segnalazioni di operazioni sospette pervenute all’attenzione degli investigatori della Guardia di Finanza, sono state coordinate dalla Procura della Repubblica di Belluno e condotte dai finanzieri unitamente agli esperti d’area per la protezione delle fasce deboli del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Belluno.

Molte le azioni poste in essere dai coniugi, ricostruite dalle indagini della Guardia di finanza e dei Carabinieri, per trasferire alla società di gestione della casa per anziani il denaro della signora 74enne. Che certamente è un soggetto fragile, con invalidità al 100%, e che nel decennio 1999/2008 aveva avuto 29 ricoveri in ospedale ed era seguita dal Centro di salute mentale di Belluno.

L’estinzione di 80 buoni fruttiferi postali con i due assegni circolari da 250mila, vari prelievi di cassa e con bancomat in zona di residenza della coppia (un Comune del Trevigiano). E ancora l’atto di donazione modale (Art. 793 CC) dinanzi a un notaio del Bellunese con la signora munita di certificato medico che attestava le capacità di agire.

I circostanziati accertamenti, sviluppatisi attraverso l’assunzione di informazioni testimoniali, la ricostruzione del patrimonio economico-finanziario, nonché l’analisi approfondita dei rapporti bancari riconducibili agli indagati, hanno permesso di appurare che gli stessi amministratori hanno reimpiegato buona parte della somma ricevuta dell’anziana per acquistare l’immobile sede della struttura ricettiva da loro gestita attraverso una società “ad hoc” precostituita, ciò al fine rendere più difficoltosa la ricostruzione della provenienza illecita del denaro nonché l’eventuale ristoro nei confronti della vittima. Il prezzo pattuito per l’acquisto dell’immobile risulterebbe essere di 730mila euro di cui 362.500 derivanti dalla circonvenzione di incapace.

La competenza ora passa, secondo quanto disposto dal gip di Belluno, alla Procura di Treviso, dove ha sede la società e dove risiede la coppia indagata.

Le attività investigative condotte, dimostrano la costante attenzione delle Forze dell’ordine nella ricerca e repressione delle più gravi condotte illecite perpetrate nei confronti delle “fasce deboli” della popolazione.

 

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