«Si è capito che questo governo ce l’ha con le regioni e con i territori periferici. Dopo il silenzio sull’autonomia, dopo i tentativi di riportare a Roma le competenze sulla sanità, ora spunta un emendamento alla Camera per chiedere la centralizzazione delle concessioni idroelettriche. È il chiaro segnale che si vuole punire i territori montani, dato che è soprattutto lì che viene sfruttato il suolo e l’acqua per la produzione energetica»: il movimento Belluno Autonoma Regione Dolomiti critica duramente la proposta che ostacolerebbe la regionalizzazione delle concessioni delle grandi derivazioni idroelettriche.
«Da sempre, chiediamo che le concessioni, una volta scadute, passino alla Provincia di Belluno: – ricorda il presidente Andrea Bona – ora, stando a quello che leggiamo dalla stampa, non solo si vuole prorogare quelle già scadute, ma si vuole centralizzare a Roma il tutto, triplicando anche il limite minimo della potenza. Tutto questo con la partecipazione di un partito che appena nel 2013 ha visto il suo premier Enrico Letta salire a Longarone per i 50 anni della tragedia del Vajont, simbolo anche dell’ipersfruttamento idroelettrico e del territorio al solo scopo di trarre profitto, e affermare la necessità di autonomia di questi territori.
D’altronde, è lo stesso partito del senatore Gianclaudio Bressa, che già ha provato la mossa della centralizzazione con un emendamento alla legge di bilancio, dichiarato inammissibile dalla Commissione Bilancio; un provvedimento che comunque non sarebbe andato a toccare la terra dove ha scelto di andare a prendere voti, il Sud Tirolo».
«In pratica, – continua Bona – si vuole depredare di ulteriori risorse la montagna; dicano chiaramente che i nostri cittadini devono continuare a vedere sfruttato e consumato il proprio territorio solo per il guadagno altrui, che i montanari non hanno diritti, ma solo doveri. Noi non ci stiamo, e lanciamo un appello a tutti i parlamentari affinché blocchino questo nuovo scempio.
Ci rivolgiamo però soprattutto ai bellunesi vicini al governo, il Ministro Federico D’Incà e il deputato Roger De Menech: non bastano i pochi soldi del Fondo per la montagna, o i Fondi dei Comuni Confinanti; serve dare ai bellunesi la possibilità di gestire le risorse che il territorio offre, prima fra queste l’acqua».