Solo uno scatto d’orgoglio o un colpo di scena può oramai salvare la stagione invernale del Nevegal. E’ quanto si percepisce dalle osservazioni degli operatori del Colle che questa mattina hanno partecipato alla conferenza stampa organizzata dall’Associazione Vivaio Dolomiti. Anche perché l’ipotesi prospettata ieri dal sindaco di Belluno Jacopo Massaro di una gestione provvisoria che possa salvare la stagione e traghettare fino all’acquisizione degli impianti da parte del Comune alla primavera prossima è perlopiù teorica e difficilmente praticabile. Chi l’ha detto che la società in liquidazione Alpe del Nevegal sarebbe disposta a cedere a titolo gratuito al Comune gli impianti, come auspica Massaro?
L’ultima opzione possibile per tenere aperti gli impianti la stagione invernale potrebbe essere quella di una gestione provvisoria in capo ad una società partecipata del Comune, ad esempio la Bellunum, così da rendere possibile l’afflusso dei contributi regionali. Ipotesi che sarebbe accolta di buon grado anche dagli operatori del Colle. Ma anche qui c’è l’interrogativo della proprietà degli impianti, l’Alpe del Nevegal sarebbe disposta a cedere un ramo d’azienda alla partecipata del Comune?
E, per esser chiari, se nessuna di queste soluzioni ad oggi non ha trovato spazio nei mesi precedenti, appare alquanto improbabile che possa realizzarsi ora.
Insomma, siamo dinanzi all’agonia del Colle determinata da una serie di conflitti, inerzie e disinteresse.
Ad aprire la conferenza questa mattina sulla terrazza della pizzeria Dal Bò in piazzale del Nevegal, è stato Gianni Pastella, presidente dell’Associazione Vivaio Dolomiti, che ha ripercorso il passato del Colle, dagli anni ’80 con il fallimento del consorzio di gestione, poi ripetuto dalla partecipata Nis del Comune. Dal 2012 subentra l’Alpe del Nevegal, attualmente in liquidazione, con un progressivo declino del comprensorio per le chiusure prima di Col Canil e poi delle Erte. Una situazione che porta allo stallo di oggi, che non vede nell’orizzonte immediato un gestore e condanna il Nevegal a rimanere senza piste per la stagione 2020/2021. “Le due condizioni imposte da Massaro – sottolinea Pastella – la cessione degli impianti a titolo gratuito e la disponibilità immediata di un gestore pronto ad aprire gli impianti non sono verosimilmente realizzabili. E le attività di 150 persone del Colle, che generano un indotto per Belluno valutabile in 10 milioni di euro l’anno, sono fortemente compromesse”.
Alessandro Molin, direttore della Scuola di sci del Nevegal, con 30 maestri di sci e con 5mila primi ingressi alla scuola ogni stagione, dichiara: “Noi eravamo pronti alla gestione, ci siamo sentiti con Massimo Slaviero (Ceo Unifarco spa ndr) e gli operatori del Colle, se solo il Comune di Belluno avesse acquisito gli impianti in primavera. Devo dire purtroppo che con l’amministrazione comunale non c’è stato dialogo”. “La chiusura di questa stagione determinerà sicuramente delle ricadute. Così facciamo morire il futuro dello sci. Un esempio per tutti, il circuito della LatteBusche in due anni chiude”.
Non ha mezzi termini Checco Zaino, degli operatori del Colle, che attribuisce tutte le responsabilità di questa situazione all’amministrazione comunale, auspicando altresì una mozione di sfiducia da parte delle opposizioni al sindaco Massaro. “Il Nevegal è strategico e anche economico – fa notare Zaino, titolare dell’omonimo B&B – la gente viene qui, ma dobbiamo creare un turismo attrattivo ripristinando le piste bike e dove vi siano opzioni di svago”.
Preoccupato anche il vicepresidente Fisi Umberto Sommavilla “Abbiamo molte richieste di manifestazioni per il Nevegal alle quali non siamo in grado di dare risposta”.
Drastica la dichiarazione di Sabrina Dal Farra, del Bar Ristoro Campo scuola Nevegal “Un anno di chiusura degli impianti – ha detto – darà una lezione a tutti coloro che criticano. E certamente non piacerà ai bellunesi”.
A conclusione dell’incontro è intervenuto Enrico De Bona, che attraverso la società Turistica Dolomiti ha gestito la stagione estiva a Pian dei Longhi e si è dichiarato soddisfatto dei risultati ottenuti. “Il Nevegal – ha detto – va inteso e gestito come un comprensorio della Val Belluna, non già del solo Comune di Belluno. Per questo si dovrebbero coinvolgere vari Comuni, anche quello di Treviso, creando un consorzio per la gestione”.
(rdn)