«Apprendo con dolore la notizia della morte di Gianni Secco. Con lui se ne va una persona poliedrica, una figura straordinaria della nostra terra».
Così in una nota di cordoglio il presidente della Provincia Roberto Padrin.
«Gianni Secco ha saputo esprimere in modi ora ironici ora delicatissimi il grande amore per il Bellunese e la sua gente. Cantore storico dei “Belumat” insieme all’amico Giorgio Fornasier, ma anche poeta e fine conoscitore delle tradizioni della nostra montagna, ha sempre saputo cogliere le bellezze della nostra provincia, e trasmetterle con passione. Come è tipico delle persone intelligenti, sapeva non prendersi mai troppo sul serio. Ci mancherà il suo humor, ci mancherà la sua presenza».
Il sindaco di Belluno, Jacopo Massaro, si unisce al cordoglio della famiglia per la scomparsa di Gianni Secco, 74 anni, figura impegnata da sempre nella valorizzazione della cultura popolare locale.
«Belluno perde oggi un pezzo importante del mondo culturale, un uomo che ha unito arte, musica, spettacolo e associazionismo per promuovere e valorizzare la nostra cultura popolare, difendendone l’identità e ravvivandone le tradizioni: – commenta Massaro – dalle canzoni dialettali con I Belumat fino all’impegno per il recupero dei carnevali storici arrivando anche a realizzare una mostra itinerante, passando per la fondazione dell’associazione Soraimar che unisce autori e cultori delle tradizioni popolari e per le centinaia di scritti e saggi sulla cultura popolare e sulla storia dell’emigrazione. La cultura popolare è identità, tradizione, memoria e passione, e con la scomparsa di Gianni Secco Belluno perde un suo grande cultore».
Venezia, 27 marzo 2020 “Se ne va uno dei grandi difensore dell’identità, della cultura, della veneticità dei veneti, se ne va un amico, una persona che abbiamo sempre apprezzato. Non lo dimenticheremo mai”. Così il presidente della Regione, Luca Zaia, rende omaggio a Gianni Secco, storico componente del duo dei Belumat (insieme a Giorgio Fornasier), poeta e cantore della cultura popolare bellunese e veneta, scomparso oggi. “Chi non si ricorda gli spettacoli di Gianni sui palcoscenici e nelle sagre, la sua trasmissione ‘A marenda co i Belumat’? Ha riempito piazze e teatri per decenni, in Italia e all’estero – rievoca Zaia – Attraverso il piccolo schermo è entrato nelle nostre case. Lui avrebbe detto, ‘faccio parte del mobilio’!”. “Grande cultore della lingua veneta, e dello studio della lingua veneta e del ‘talian’, ovvero del veneto parlato dagli emigranti in America Latina, con il suo lavoro di recupero di storie e canzoni – conclude Zaia – ha sempre cercato di nobilitare la storia e la cultura dei veneti. Ci mancherà”.