“È una proposta che non rispecchia la mia cultura, ma che rispecchia benissimo l’arroganza della maggioranza che non ha minimamente coinvolto il territorio e soprattutto i giovani, destinatari del provvedimento”. Cristina Guarda, consigliera della Lista AMP, si schiera decisamente contro la proposta di legge statale sulla reintroduzione della naja, all’esame domani a Palazzo Ferro Fini.
“La mia formazione è basata sulla cultura della pace tra i popoli e quindi non posso che respingere al mittente qualsiasi documento che contenga la parola ‘militare’. Trovo sia sbagliato e inutile, a differenza del servizio civile, su cui sono disposta ad aprire un dialogo se renderlo obbligatorio e migliore di quello attuale. Sarebbe sicuramente un modo per creare comunità con responsabilità e senso civico, rendendosi davvero utili al prossimo. Dall’aiuto alle persone meno fortunate fino agli interventi di prevenzione e soccorso in caso di calamità naturali come alluvioni o terremoti, purtroppo sempre più frequenti con questi cambiamenti climatici. È decisamente meglio imbracciare una pala nelle emergenze che un fucile per giocare a fare la guerra”.
Ma al di là del merito della proposta di legge, la consigliera Guarda contesta soprattutto il metodo utilizzato dalla maggioranza: “Ai promotori e ai sostenitori di questo provvedimento interessa cosa ne pensano i giovani? Mi piacerebbe che confrontassero l’esperienza della leva militare, se l’hanno vissuta, con quella del servizio civile svolto dai giovani. C’è ancora tempo per ritirare la proposta di legge statale e stilarla da capo in collaborazione con tutti i gruppi consiliari e consultando gruppi e associazioni giovanili. È un’occasione unica per evitare di andare avanti con un progetto sbagliato e che non consulta i diretti interessati. In caso contrario mi auguro che rimanga chiuso in uno dei tanti cassetti del Parlamento insieme alle tante proposte avanzate dalle Regioni e mai prese in considerazione. Anche perché, come per le numerose promesse fatte dal Governo fin dal momento del suo insediamento, manca la sostenibilità economica”.