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No al lavoro festivo dei centri commerciali. D’Incà: “Ripartiamo dalla legge del Movimento 5 Stelle approvata alla Camera e affossata al Senato nella scorsa legislatura”

Federico D’Incà, deputato

L’onorevole Federico D’Incà, del Movimento 5 Stelle, ritorna sulla questione delle aperture festive dei centri commerciali, che danneggerebbe, secondo il deputato bellunese, i piccoli commercianti. Va detto, però, che il lavoro festivo, oltre ad essere maggiormente retribuito, non interessa solo il commercio, ma coinvolge da sempre varie categorie di lavoratori. Ad esempio chi deve garantire i servizi e la sicurezza, e altri comparti importanti. Oltre a ospedali, case di riposo, forze dell’ordine e vigili del fuoco, infatti, vi sono gli addetti ai trasporti pubblici e privati, treni, navi e aeroporti, le industrie che lavorano a ciclo continuo, i ristoratori, cinema, spettacoli, lo sport in generale, e anche la stampa.

“Si avvicina la Pasqua – fa notare il deputato pentastellato – e come durante ogni festività per decine di migliaia di lavoratori, gran parte precari, e famiglie in Veneto si ripropone il tema del lavoro nei giorni festivi nei centri commerciali e nelle catene di supermercati.

Nella scorsa legislatura – prosegue l’onorevole D’Incà – dopo la sua approvazione all’unanimità alla Camera, il disegno di legge a prima firma Movimento 5 Stelle con Michele Dell’Orco è stato affossato nelle ‘sabbie mobili’ del Senato: una proposta di legge che, come ha ricordato a dicembre Luigi Di Maio, finalmente darebbe diritti a lavoratori, ai negozianti e alle loro famiglie. Questa situazione riguarda specialmente chi lavora nel piccolo commercio, che non riesce a reggere i ritmi delle grandi catene commerciali.

Un primo passo, rappresentato da 6 giorni di chiusura nel lotto dei 12 festivi previsti per legge, è necessario per permettere a chi lavora nel settore del commercio, siano piccoli commercianti o lavoratori, di poter passare le feste insieme alla propria famiglia, di godersi Pasqua o Natale insieme ai propri figli o parenti. E senza, tra l’altro, che i consumi ne risentano. Un primo passo necessario e migliorabile ancora di più. Non è un caso che non solo le rappresentanze dei lavoratori del commercio, ma anche la Conferenza Episcopale Italiana, attenta alle esigenze della famiglia, sostengano questa proposta.

Come Movimento 5 Stelle  – conclude D’Incà – è nostra ferma intenzione riproporre il tema al centro dell’agenda parlamentare. La 18esima Legislatura, come prevede la nostra Costituzione, dovrà mettere sempre di più al centro il Parlamento anche e soprattutto nella sua funzione legiferante. Ci auguriamo che ogni gruppo parlamentare voglia dare il proprio contributo propositivo approvando questa proposta di buonsenso”.

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