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domenica, Aprile 2, 2023
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Parliamo di caccia * di Cristiano Fant

Parliamo di caccia in modo freddo; partiamo da un presupposto: io non sono un animalista, non sono una di quelle persone che quando vedono un camion carico di animali desinati al macello si mette a insultare l’autista né uno di quelli che si arrabbia quando vede un cavallo troppo magro riempiendo di improperi l’allevatore o uno di quelli che vorrebbe portarsi a casa ogni animale abbandonato che vede. Sono solamente una persona che conosce le normative e ragiona con la testa e non con il cuore o lo stomaco. Non prendo posizione contro l’attività venatoria a prescindere da tutto, semplicemente per amore verso gli animali. Considero la caccia pericolosa per l’uomo, praticata da dilettanti perlopiù incompetenti sull’uso delloo strumento che hanno inmano e sul territorio dove si muovono e dannosa per la natura.

La caccia ha uno strapotere ingiustificato ed è, sempre in modo ingiustificato, paragonata per importanza ad altre cose di cui non si può fare a meno come autostrade e mondo del lavoro ad esempio che secondo il pensiero di alcuni politici e cacciatori provocano morti, come la caccia del resto. La differenza è che senza la caccia possiamo stare, senza autostrade e lavoro no.

La caccia è un gioco per la lobby delle armi e delle munizioni che fa muovere parecchi milioni di euro in Italia grazie all’attività venatoria. Solo il pensiero, da parte del cacciatore, di sponsorizzare quei produttori delle stesse armi che vengono usate per uccidere nelle guerre donne e bambini, che vengono vendute nel mercato nero del mondo della mafia, per rapine e omicidi dovrebbe porre degli interrogativi.
Ma per farsi delle domande bisogna avere un’etica propria, amore per la vita, per la propria e per quella degli altri, di qualsiasi specie siano.

Ma torniamo al cacciatore perchè in fondo è lui il problema. E il problema si presenta quando questo dilettante nell’uso delle armi se ne va in giro per i boschi a sparare a tutto quello che si muove. Consco personalmente cacciatori ampiamente sovrappeso, troppo anziani persino per guidare, con riflessi talmente lenti (per l’età o per la mancanza di tono muscolare) da sparare un bel pò di secondi dopo che l’animale si è mosso; conosco persone senza un occhio, senza un braccio, che da anni continuano a praticare l’attività venatoria. Vi sono poi i giovani, talmente boriosi e tronfi che non vedono l’ora di dimostrare la loro virilità sparando (poi magari, verificano con calma verso cosa o chi hanno sparato)

Con praticanti l’attività venatoria in queste condizioni è normale aspettarsi spari verso altri cacciatori, verso case dove le famiglie vivono, giardini dove i bambini giocano, verso ciclisti; per non parlare degli incidenti dovuti alla goffaggine degli stessi praticanti l’attività venatoria che girano con l’arma carica e scivolando sull’erba o sui colli fanno partire un colpo ferendosi, uccidendosi o peggio, ammazzando qualche innocente passante. Scene fantozziane che non vorremmo mai vedere. Cose inconcepibili, permesse da pochi per accontentare politici e venditori di armi. Scene comiche se non fosse per la tragicità con cui si chiudono.
Non è possibile detenere un’arma per la propria incolumità personale e quella della propria famiglia ma si permette a persone che non hanno pochissima dimestichezza con le armi da fuoco di girare nella proprietà privata altrui, sparando senza ritegno a tutto quello che si muove.
I dati sono chiari: nella stagione 2016/17 vi sono stati 80 tra morti e feriti in Italia in meno di 6 mesi di caccia, una vera e propria strage (fonte www.vittimedellacaccia.org). A fine ottobre (dopo un solo mese e mezzo dal’inizio della caccia di quest’anno) siamo già a 44 vittime tra cui 17 morti (fonte www.vittimedellacaccia.org). Sono numeri di guerra in un paese dove la gente crede di vivere in pace.
Le persone hanno il terrore di camminare nei boschi, di andare a funghi, di passeggiare la domenica pomeriggio con i figli, col proprio cane, di prendere la bicicletta nelle tiepide giornate autunnali e godere del verde intorno a casa propria.
Ma non basta; dobbiamo considerare i danni creati dalla caccia a partire dalle tonnellate di piombo dei pallini versato nei fiumi, negli stagni, nei laghi, nella terra. Inoltre danni provocati all’agricoltura dal “pronto caccia” l’introduzione deliberata della selvaggina sul territorio da parte dei cacciatori a scopo venatorio, che dimostra quanto oggi la caccia sia inutile visto che gli animali devono metterli loro stessi sul territorio e parliamo tanto di lepri quanto di cinghiali Peraltro la natura ci ha ampiamente dimostrato di sapersi gestire; l’intervento dei cacciatori non fa che destabilizzarla con gli ovvi problemi dovuti ad un aumento della prolificità di quelli che sopravvivono all’uccisione. Dall’attività venatoria derivano poi il bracconaggio e l’uccellagione, veri e propri mezzi di tortura prima ancora che di morte che vedono l’utilizzo di sistemi di cattura che portano a una morte lenta e molto dolorosa. E qui nasce il conflitto etico del cacciatore che pretende di poter entrare nelle scuole a parlare di animali e natura a bambini e ragazzi, una pratica che va fermata affinchè i giovani di oggi non diventino come questi presunti maestri che celano la morte dietro a una conoscenza della natura piuttosto scarsa che non tiene conto del rispetto per la natura stessa.
Io non mi pongo contro i cacciatori meramente per amore verso gli animali, perchè sarebbe riduttivo (anche se giustificato ampiamente). Ma dico no alla caccia perchè porta la morte in casa nostra, nella nostra vita; una morte ingiustificata, inutile (più del solito); una morte che possiamo tranquillamente risparmiarci se la caccia verrà eliminata.

Cristiano Fant

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