Due giorni in montagna rinfrancano lo spirito e corroborano il corpo; se poi ci si mette anche una bella mostra, diventa una vera e propria panacea per i mali che ci affliggono qui in pianura. Con gli amici che si sono trasferiti a Cortina da qualche anno, rinunciando ai loro agi qui in città, si va a fare qualche vasca in centro, non tanto per vedere le vetrine luccicanti o sostare in qualche ristorante di grido.
Andiamo al Museo Rimoldi, che prende il nome dal grande collezionista di arte, nativo di qui. Scopro che è stato inaugurato nel 1974, grazie alla generosa donazione di Rosa Braun, vedova di Mario Rimoldi. E’ proprio vicino a Piazza Venezia, a metà di Corso Italia: sulla facciata esterna, all’altezza del secondo piano, si staglia il nome in lingua locale Ciasa de Regoles ovverossia Casa delle Regole. “Un nome che suona strano nel nostro Bel Paese!” esclama G* ad alta voce, tanto che un gruppetto di signore in pieno shopping domenicale lungo il Corso, si gira con stupore e indignazione, finendo poi col sorridere e sistemarsi chi i capelli, chi la giacca, chi l’ immancabile borsetta firmata.
Entriamo nella “chasa”e subito siamo attratti dalla ricostruzione dell’ambiente storico e culturale di Mario Rimoldi, con alcune opere della Collezione e con immagini, oggetti, scritti e quanto ci possa essere di utile per introdurci nel tempo e nello spirito del collezionista cortinese. Rimoldi aveva arricchito le pareti dell’agenzia turistica da lui gestita a Cortina con tele preziose che qui sono conservate. Ci sono De Pisis, De Chirico, Sironi, Campigli, Morandi, Severini, solo per citarne alcuni che hanno fatto la storia dell’arte del Novecento.
La collezione di Rimondi fu mostrata al pubblico nei 1941, quando fu inaugurata a Cortina la prima Mostra Internazionale del collezionista: allora vi erano entrati a far parte anche Guttuso, Rosai, Guidi, Tozzi e altri.
Mentre gli amici si fermano davanti agli oggetti della sezione del piano terra che ha come titolo “Innamorarsi”, io salgo al secondo piano per ammirare i dipinti di De Pisis che fu un grande amico del Rimondi. In particolare mi piacciono “La Chiesa di Cortina” e il “Soldatino francese”: quest’ultimo mi ricorda tanto una vecchia foto di famiglia con un lontano parente reduce di guerra e ritto in piedi in un salottino tra tele e cornici. Poi torno ad ammirare le Bagnanti di Carena, lo Squero di San Travaso di Semeghini, la Zolfara di Guttuso, il San Sebastiano di Garbari, l’Ile des charmes di Savinio e il Concerto di Campigli.
Vengo a sapere che il museo, che è molto attivo nel territorio, la scorsa primavera ha bandito la seconda edizione del concorso “L’occhio, la natura e la matita” con tema Gli alberi delle Dolomiti. I protagonisti sono gli studenti delle scuole medie inferiori e superiori della zona e proprio venerdì 29 settembre saranno premiati in una cerimonia che si svolgerà al Museo alle 18:30. Si tratterà certamente di disegni monocromi con la china in bianco e nero, a matita, o con altra tecnica in chiaroscuro o monocromatica. Peccato non poterci essere. Nel frattempo mi godo i colori delle tele, mentre sento in lontananza dei rintocchi di campane. Dopo pochi scampanii mi accorgo che si tratta della suoneria di un telefonino.
E’ comunque l’ora di un caffè, immancabilmente sulla terrazza migliore della Perla delle Dolomiti.
Bruna Mozzi