“E’ un sì doveroso ma doloroso, che pone una questione urgente e non più rinviabile, quella del governo dei territori. Il voto di oggi è una sconfitta politica di tutti perché attesta che in questo Paese ci continuano a essere cittadini di serie A e di serie B. Inutile nascondersi dietro a un dito”.
A dirlo è il senatore Giovanni Piccoli dopo che l’aula del Senato ha dato il via libera al ddl per il distacco di Sappada dal Veneto e la sua aggregazione al Friuli Venezia Giulia.
Contemporaneamente, è passato anche l’emendamento dello stesso senatore Piccoli che detta al Governo tempistiche strette per l’attuazione concreta del passaggio, ovvero tre mesi: “Questo per evitare”, dice Piccoli, “che l’Esecutivo faccia il furbo e dilati i tempi”.
“Sappada è sempre stata più proiettata verso Udine che verso il Veneto: è un dato storico, culturale, religioso oggettivo. La maggioranza della popolazione si è espressa a favore del passaggio e i pareri di Veneto e Friuli sono stati favorevoli. Il Parlamento non può non prendere atto di questo doppio via libera popolare e istituzionale”, la premessa di Piccoli, che però continua: “Il voto su Sappada però va oltre Sappada, lasciando aperto il problema delle disparità di trattamento tra Regioni a statuto speciale e Regioni a Statuto ordinario, questione che in Veneto dovrà necessariamente essere uno dei temi della campagna referendaria per il sì all’autonomia. A maggior ragione nel Bellunese dove vi sarà un secondo quesito autonomista”.
“Questo Governo non ha fatto altro che esasperare tali disparità, da un lato tagliando risorse agli enti locali delle Regioni ordinarie, dall’altro mantenendo – e anzi potenziando – i privilegi delle Regioni a statuto speciale, Province autonome in primis”.
“Spero che questo voto su Sappada spinga i veneti, e in particolare i bellunesi, a recarsi in massa alle urne e votare a favore dell’autonomia del Veneto e del Bellunese”, aggiunge Piccoli che come soluzioni a breve termine vede la riforma del Fondo per i comuni di confine con il Trentino Alto Adige (allargandolo, per esempio, con maggiore forza ai privati) e l’istituzione di un fondo analogo per i territori limitrofi al Friuli, contenuto di una proposta di legge dello stesso Piccoli, ostacolata in tutti i modi dalla maggioranza di governo.
“Quello di oggi è un punto di non ritorno: se non si imboccherà la strada dell’autonomia per il Veneto e per il Bellunese, rischiamo un effetto domino pericolosissimo”, la conclusione di Piccoli.