Nella recente sessione di bilancio il Consiglio regionale del Veneto, contraria la maggioranza e favorevoli tutte le opposizioni, ha bocciato l’ emendamento proposto dall’ assemblea dei sindaci bellunesi per mettere finalmente in moto la legge regionale 25 sull’ autonomia amministrativa, regolamentare e finanziaria della Provincia.
L’ assemblea dei sindaci è attualmente la voce più rappresentativa sul piano politico-istituzionale di tutti i Bellunesi, essendo organo di governo della “nuova” Provincia di secondo grado.
E’ paradossale che i due unici rappresentanti bellunesi in Regione, oltretutto facenti parte della maggioranza (l’ Assessore Bottacin e il Consigliere Gidoni), abbiano votato contro un emendamento del loro territorio; ed è nello stesso tempo assurdo che la Regione si trinceri sulla riduzione dei trasferimenti statali, perché qui si tratta di dare attuazione ad una legge regionale che ha previsto di spostare funzioni e relative risorse dal livello regionale, appunto, a quello provinciale, per favorire l’ autogoverno di una comunità sempre più schiacciata nel confronto con le vicine Province autonome e verso la quale il Veneto deve sentirsi responsabilmente impegnato.
Non convince affatto, ne può continuare ancora, quest’ inspiegabile resistenza regionale ad applicare quanto convenuto nel 2014 con i Bellunesi, in attuazione dell’ articolo 15 dello Statuto, un processo frutto di un impegno, cui aveva partecipato con proposte tecniche anche la Fondazione Colleselli.
Ancora una volta la Fondazione invita le parti interessate (Regione e Provincia) ad aprire subito il confronto per il trasferimento delle competenze previste da Venezia a Belluno, attuando tutti gli strumenti di concertazione e cooperazione che la normativa e la buona prassi amministrativa consigliano e concludendo il tutto entro date certe.
L’ invito verso la Regione Veneto ovviamente non esime dal chiamare in causa gli organi statali a fare la loro parte per dare un effettivo contenuto, anche sul piano finanziario, alla previsione della Provincia montana alpina di Belluno, ma questa inadempienza non può giustificare l’ aggrovigliarsi del nodo che la Regione deve invece sciogliere al più presto nell’ ambito delle proprie dirette prerogative.
Chiarito quindi che, fra Regione e Stato, non si possono certo confondere i due piani, si deve sottolineare che Belluno registra purtroppo le promesse mancate sia del governo regionale che di quello statale, a fronte oltretutto dei ricorrenti privilegi delle contigue Regioni speciali, che evidentemente possono contare su supporti politici più adeguati.
Gian Candido De Martin
Presidente Comitato scientifico
Fondazione “Montagna Europa Arnaldo Colleselli”