La prossima tornata elettorale, gli organi politici della nuova provincia di Belluno, presidente e 10 consiglieri, non saranno più decisi dal voto di tutti i cittadini aventi diritto della provincia, ma solo dai 728 sindaci e consiglieri comunali dei comuni bellunesi.
Sarà meglio o peggio di prima?
Difficile stabilirlo, sono due metodi diversi di elezione dei propri rappresentanti. Dalla democrazia diretta si passa a quella indiretta. C’è chi sostiene che la modifica sia, nella sostanza, una diminuzione di democrazia, perché non potremo più scegliere con la preferenza i consiglieri provinciali, ma saranno i sindaci e i consiglieri comunali a farlo per noi.
Poco male, verrebbe voglia di dire, nelle elezioni politiche degli ultimi 9 anni siamo stati costretti dalla legge “porcellum” a dare pieno mandato alle segreterie di partito che hanno deciso per noi i nomi dei parlamentari. E stiamo ancora aspettando di rientrare in possesso di quella sovranità popolare promessa in campagna elettorale dai politici ora al governo, ovvero la preferenza… sigh
Per ritornare all’interrogativo posto, su quale sia la miglior legge elettorale, il più grande giornalista italiano del ‘900, Indro Montanelli, sosteneva pressappoco che quand’anche avessimo importato dalla Germania l’intero impianto giuridico, una volta applicato in Italia saremmo riusciti a non farlo funzionare, poiché il problema non è quello delle leggi, ma degli italiani.
E in effetti, se guardiamo quello che è successo nel Bellunese con i due sistemi di rappresentanza, diretto e indiretto, troviamo esempi negativi dell’uno e dell’altro metodo.
L’ultima giunta provinciale, quella di Bottacin per capirci, che era stata eletta eletta in modo diretto con il voto dei cittadini, non è riuscita a portare a termine il suo mandato implodendo su se stessa. Poco importa i motivi di questo insuccesso, il dato reale è che, in questo caso, la democrazia diretta non ha dato i risultati attesi.
Ma non si può certo affermare che la democrazia indiretta nel Bellunese abbia dato dei risultati migliori. E’ sotto gli occhi di tutti in questi giorni, infatti (con le super bollette dell’acqua recapitate), la pesante eredità passiva di 80 milioni lasciata dalla vecchia gestione Bim Gsp, i cui vertici vennero decisi dai sindaci, quindi col metodo della democrazia indiretta.
E dunque non possiamo che dar ragione a Montanelli. E’ inutile insomma attribuire le colpe al sistema elettorale per la scelta dei propri rappresentanti, il problema è tutto nostro, squisitamente italiano, degli uomini mandati ad amministrare il bene pubblico.
Veniamo alla nuova legge elettorale per l’elezione della Provincia. I 728 sindaci e consiglieri comunali che andranno ad eleggere il nuovo consiglio provinciale, avranno un peso elettorale diverso, a seconda della fascia di appartenenza del Comune stesso, con regole che devono ancora essere definite dal governo e che potrebbero cambiare, cambiando a sua volta l’esito finale del voto.
Nella sua analisi, il Movimento Bard – Belluno autonoma Regione Dolomiti – ha evidenziato le distorsioni che potrebbero prodursi.
In assenza di interventi correttivi, i consiglieri comunali e il sindaco di Belluno (35.591 abitanti) avrebbero un peso elettorale pari a 169,48 mentre Zoppè di Cadore (265 abitanti) avrebbe un peso di 324,54. In questo modo i 30 comuni meno popolati, della fascia A, raggiungerebbero il 51% dei voti validi per l’elezione del presidente della provincia, mentre i primi 19, delle fasce A e B, non avrebbero nemmeno il 20% dei voti.
E’ evidente, quindi, che a seconda del peso elettorale che verrà attribuito ad ogni comune, cambierà l’esito del voto. Nel nostro caso, se si vorrà dare maggior peso elettorale ai Comuni più grandi, poiché Belluno e Feltre sono rette da giunte di centrosinistra, sarà quest’ultima parte politica a trarre vantaggio. Se al contrario si darà maggior peso elettorale ai piccoli comuni, dove sono presenti per lo più liste civiche, il quadro diventa variegato e meno prevedibile.