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giovedì, Novembre 30, 2023
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La difesa del sovrano

Già a marzo 2013 a Milano i parlamentari del PDL insorgono davanti al palazzo di giustizia e lo invadono per 3 fatti per loro gravissimi: il mancato riconoscimento del legittimo impedimento ai parlamentari-avvocati Ghedini e Longo per processo Ruby, la visita fiscale a Berlusconi e la richiesta di giudizio immediato da parte della Procura di Napoli per la compravendita di senatori.

Anche politici nostrani, appena eletti nei nostri territori, partecipano a tanto squallore.

Il segretario del PdL Angelino Alfano propone, in quell’occasione, anche l’Aventino e cioè l’astensione dai lavori parlamentari.

Assistiamo a una difesa accanita di comportamenti immorali da parte di uomini delle istituzioni, che manifestano davanti ad un’altra istituzione dello stato per salvare il loro “sovrano”.

Qualche giorno fa, grazie a un colpo di genio di Renato Brunetta il PdL ha iniziato la sospensione dei lavori del Parlamento per 3 giorni (poi ridotto a uno, ma poco importa) per “legittimo impedimento”.

Una tale decisione negli altri Paesi dell’Occidente viene presa solo in caso di guerra nucleare.

Ma qui il motivo è più importante: riunire il partito e discutere sulla “scandalosa” decisione della Cassazione che ha osato mettere in agenda la sentenza su Berlusconi troppo presto, il 30 luglio, prima dei termini con cui scatterebbe la prescrizione.

E così si è arrivati a questa trovata scandalosa che antepone gli impegni di partito e le apprensioni per il “sovrano-idolo” ai doveri istituzionali, gettando alle ortiche giorni preziosi per un Paese, con la disoccupazione giovanile al 40%, decine di milioni di famiglie sotto la soglia di povertà e centinaia di aziende che muoiono ogni giorno.

In una lunga intervista a Maurizio Lupi, il ministro ha usato almeno dieci volte l’espressione “democrazia a rischio” per la decisione della Corte di cassazione di fissare, prima che scatti la prescrizione, l’udienza sulla sentenza di condanna dell’ex premier per il caso Mediaset.

Ma proprio la democrazia è alla radice della decisione della Corte di Cassazione, perché quei giudici hanno il dovere di osservare le leggi, che sono il frutto del Parlamento, massima figura istituzionale della democrazia.

Il primo ministro, chiunque sia, è un cittadino come tutti gli altri, di fronte alla legge.

Non sarebbe male se qualcuno, dalle parti di Berlusconi, ogni tanto lo ricordasse.

Ma il merito di tutto questo non è solo di Brunetta e dell’ineffabile collega del Senato Schifani. Una decisione così irresponsabile, va imputata a tutti i parlamentari che hanno approvato in aula la sospensione, compresi i deputati e i senatori del PD, timorosi forse di urtare la suscettibilità degli alleati di questa strana e surreale maggioranza di Governo, regalandoci uno dei momenti più bassi della storia della Repubblica.

La chiamata a rappresentare gli elettori nelle istituzioni dovrebbe mettere in atto negli eletti un percorso di libertà e responsabilità per servire i cittadini e non il “sovrano” di turno.

Libertà e responsabilità per cercare una soluzione ai problemi del paese e non per difendere impunità e immoralità di un “capo trasformato in idolo”.

Quale soglia morale ancor prima che giudiziaria è bene non superare per essere “onorevoli” e cioè incaricati di gestire la cosa pubblica, la cosa di tutti?

Francesco Masut

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