Anche Belluno Protagonista sarà presente alla manifestazione di mercoledì sera per salvare la Provincia, la cui sopravvivenza, in attesa che il Governo valuti se valorizzarne la specificità o scelga di accorparla con Treviso, ormai è appesa a un filo.
“Sono giorni decisivi – afferma Michele Carbogno, che dell’ente fu l’ultimo vicepresidente – ed è doveroso che sul territorio ci si faccia sentire con iniziative e interventi di ogni tipo. Molto apprezzabile in particolare è il lavoro del Bard, un po’ meno serio quello di qualche altro politico che, senza calcolarne le tragiche conseguenze, giusto un anno fu primo attore nel far cadere la Provincia e ora vorrebbe magari assurgere a salvatore della patria”.
Per Belluno Protagonista tuttavia non basta preservare il nome alla Provincia: “Quando cadde – evidenziano Alberto Curto e Lorenza de Kunovich, già consigliere e assessore a Palazzo Piloni – le beghe tra galli nello stesso pollaio ebbero un ruolo centrale, ma alla loro base uno dei motivi scatenanti furono le difficoltà finanziarie dell’ente. Ecco perché, se crediamo nell’importanza che la Provincia di Belluno resti tale, dobbiamo anche insistere affinché ad essa vengano assegnate vere competenze e soprattutto un’adeguata capacità finanziaria”.
Da qui l’idea di un volantino (che sarà distribuito in questi giorni) per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di mantenere non solo lo status di Provincia ma anche un ruolo di peso collegato ad essa. Provocatoriamente sul volantino spicca la moneta da un euro con Carbogno nudo in posa vitruviana coperto solo nelle parti intime da un cerchio su cui è raffigurata la forma della Provincia e dove si evidenzia che senza mezzi adeguati, nonostante possa arrivare dal Governo un pur importante riconoscimento identitario, sarebbe come lasciare il nostro territorio a nudo e senza un euro.
“Lo abbiamo detto in diverse occasioni pubbliche – conclude Carbogno -: se si crede che la Provincia, soprattutto in un territorio montano come il nostro, serva per svolgere funzioni di programmazione e coordinamento di quelle molteplici attività a cui i piccoli comuni non riescono a dare seguito, allora bisogna battersi per un suo potenziamento accorpando su di essa le competenze sparse in altri enti e dandole una maggiore autonomia finanziaria, chiedendo anche alla Regione, che nel suo Statuto ne ha riconosciuto la specificità, di garantire la copertura dei costi aggiuntivi correlati alla particolarità del territorio”.