Si sta alimentando ormai da qualche tempo il dibattito sull’accorpamento della nostra provincia con quella di Treviso, così come previsto dal Governo Monti.
Le posizioni della gente e degli amministratori sono diversificate. La maggioranza dei sindaci ha recentemente condiviso un documento che è sicuramente interessante soprattutto nella parte in cui si chiede il mantenimento dell’ente Provincia di Belluno rafforzandone la sua autonomia, ma che forse è troppo soft.
Lo dico anche alla luce della recente visita del Presidente della Repubblica in Trentino Alto Adige e del trattamento che a noi bellunesi è stato riservato.
Forse si sarebbe potuto osare di più, soprattutto su due aspetti che ritengo fondamentali.
Il primo è quello che riguarda l’elezione diretta del presidente e del consiglio provinciale. Non quindi una Provincia ente di secondo grado come quello previsto da Monti, ma un ente con rappresentanti eletti direttamente dai cittadini.
E non si tratta di una questione di lana caprina, ma di un aspetto che costituisce un principio fondamentale di democrazia.
Ciò consente ai cittadini, a cui per costituzione appartiene la sovranità, di poter scegliere i propri rappresentanti, di poterli valutare e di poterli giudicare attraverso l’espressione del voto. Un organismo di secondo grado, invece, risponderebbe a logiche ben diverse.
Il secondo aspetto è quello delle competenze. A cosa servirebbe una Provincia con limitatissime competenze amministrative e senza finanze?
Probabilmente a poco e, se ente di secondo grado, ancora a meno.
Va quindi fatto un ragionamento approfondito, almeno su Belluno.
Se oggi più che mai si rende necessaria un’azione di razionalizzazione delle amministrazioni pubbliche, per ridurre sprechi e costi, la proposta potrebbe essere quella di conservare l’ente Provincia, previsto dalla costituzione, ma anziché svuotarlo di competenze, potenziarlo, eliminando nel contempo tutta una serie di altri enti non previsti dalla carta costituzionale.
Monti, di fatto, riduce le nuove Province a enti di semplice coordinamento, quindi sostanzialmente svuotate da quasi tutte le competenze amministrative.
La proposta per Belluno potrebbe essere invece quella di sopprimere gli enti, le agenzie, i consorzi e gli organismi intermedi (e quindi con amministratori non eletti dai cittadini) che svolgono funzioni di governo di area vasta, trasferendo tali funzioni (e relative risorse) alla Provincia.
Per cui, un rafforzamento dell’ente che, oltre a mantenere la più democratica forma di elezione diretta, svolgerebbe anche tutte quelle funzioni che oggi sono esercitate da Ato, Bim, e altri soggetti, in modo da evitare una inutile duplicazione di costi (pagati dai cittadini).
Di certo sarebbe una importante operazione di semplificazione.
Credo che questi due aspetti siano particolarmente importanti.
In ogni caso, per mantenere la nostra Provincia, si rende necessario un provvedimento legislativo specifico per Belluno. Certo non potrà essere una legge costituzionale e quindi non potremmo avere, come invece mi piacerebbe, la stessa autonomia di Trento e Bolzano. Ma, dovendosi predisporre un provvedimento emendativo specifico, credo sia il caso di cogliere l’opportunità osando e facendo una proposta organica che rafforzi veramente la Provincia di Belluno, mantenendo in capo ai cittadini bellunesi la sovranità diretta.
A Sondrio hanno praticato la strada del ricorso per incostituzionalità del provvedimento del governo Monti e se anche noi non cogliamo l’opportunità di osare, credo che perderemmo l’ennesima occasione di far valere i nostri diritti.
Gianpaolo Bottacin