Il Piave camminato, respirato e vissuto per dieci giorni attraverso le penne di Ernest Hemingway, Goffredo Pariese, Andrea Zanzotto e Dino Buzzati. Un itinerario a ritroso del «fiume sacro alla Patria», dalla foce di Cortellazzo (Jesolo) alla sorgente del monte Peralba a Sappada (Belluno). Dalla pianura di Goffredo Parise alla montagna di Dino Buzzati, Perdipiave (così si chiama il progetto) si pone l’obiettivo di «mettere in luce e sensibilizzare l’opinione pubblica, veneta ma non solo, sui temi del turismo sostenibile (a piedi e in bicicletta) e della riscoperta e valorizzazione di luoghi incantevoli spesso poco noti agli stessi abitanti – spiegano i due protagonisti, il dj del gruppo Radio Bella e Monella, Daniele Marcassa e Francesco Maino -. Camminare invece di correre, perdersi invece di ritrovarsi, scrivere invece di cliccare, fotografare sì, ma con i propri occhi, dalla foce alle sorgenti». Ecco che il 2 agosto scorso è cominciato il viaggio, a bordo di una piccola imbarcazione di Moreno Ongaro, nel pomeriggio l’arrivo a Fossalta di Piave (Ve) con l’arrivo sulla stele posta lungo l’argine dove venne ferito, l’8 luglio 1918 Hemingway. Episodio che fu alla base per il famoso romanzo Addio alle armi e luogo che menziona esplicitamente in Di là dal fiume e tra gli alberi, scritto nel 1950 ambientato in Veneto. Il 3 agosto è la volta di Salgareda (Tv) e di Goffredo Parise, dopo un’immersione in quel «Veneto barbaro di muschi e nebbie» dove «respirare il senso del tempo» e «morire in un soffio di vento», come scriveva l’autore dei Sillabari. Il percorso continua, i due ragazzi di San Donà di Piave seguono il fiume da Spresiano a Ponte della Priula, a Colfosco, Falzè di Piave. Il 5 agosto sono a Collalto, San Pietro di Feletto a Refrontolo. Poi il Passo Rolle, la «cartolina mandata dagli dei», per descriverla secondo Andrea Zanzotto, e un breve tragitto sulla Claudia Augusta Altinate che permette di scollinare nel Bellunese attraverso Praderadego (Mel). Tappa a Villa San Pellegrino e quindi un omaggio a Dino Buzzati e smentirlo quando dice «di solito passano per Belluno con una furia tale, manco si fermano a prendere un caffè, manco levano per un istante gli occhi a guardare lo Schiara con la sua immortale Gusella». Il viaggio prosegue e a Longarone incontrano Bepi Zanfron, memoria storia del Vajont e fotografo di Tina Merlin al tempo della denuncia sui «rumori sinistri» che provenivano durante i lavori di costruzione della diga a ridosso del monte Toc. L’indomani sono alla casa di Tiziano Vecellio a Pieve di Cadore, si spostano al sito paoleoveneto di Lagole a Calalzo di Cadore e giovedì l’arrivo alle sorgenti del Piave, a Sappada.
Federica Fant