L’uscita di Serafini dalla Lega Nord è un’ulteriore dimostrazione di come quel partito stia pagando il prezzo della cosiddetta “evoluzione”. Il quasi decano dei partiti italiani,( nato vent’anni orsono), si è trasformato in un treno con vagoni colmi di opportunisti il cui interesse, spesso,” cozza” con le aspettative di chi, quel treno, è abituato a spingerlo. A Belluno il rinnovamento dei vertici provinciali sembra stia facendo fortunatamente andare il carroccio in controtendenza rispetto all’andazzo generale. I giovani interpreti e dirigenti del leghismo provinciale appaiono animati da sentimenti sinceri e tenaci, per cui non escludo che esistano anche i margini per ricucire con Serafini. Un tempo la Lega, a differenza di oggi, non era ideologica, nè asservita ad alcun potere forte o interesse personale, né tantomeno esercitava o ricercava, internamente ed esternamente, clientelismo e nepotismo. Aveva idee chiare e precise in merito alle frequentazioni mafiose, al principio di democrazia, al garantismo ed alla gestione della giustizia, alle gabbie salariali, ai prefetti ed altro contenuto negli storici “Quaderni della Lega”. Bossi ha rinunciato nei fatti e dimenticate o cambiate, anche nelle proprie dichiarazioni, molte di tali posizioni. I giovani, non avendo potuto leggere documenti e giornali di venti o trent’anni orsono, non possono ovviamente ricordare certi fatti, ma a richiesta si potrà far memoria delle antiche posizioni anche della Liga Veneta, il cui esempio fu di stimolo per la nascita di tutte le Leghe regionali e a cui, quindi, anche la Lega Nord deve la propria esistenza. Serafini da oggi è un ex tesserato Lega, ma è ancora leghista, perché fedele a certi valori. Si tesserò Lega nei primi anni 90, ma era, probabilmente, leghista da prima. E’ uno però che, per un momento solo, o per sempre, in Lega non si è ritrovato più a casa propria perché la casa è cambiata. In barba alla coerenza ed all’ortodossia, qualcuno chiama la metamorfosi della Lega: processo evolutivo. Questi dimentica però che, quando si rinuncia ai propri principi o ai propri valori, alla fine non si è più sé stessi e la Lega, che ho fiducia comunque un giorno torni ad essere la “vera” Lega del Nord, a troppi principi negli anni ha rinunciato. Nella vita, si può cambiare quasi tutto: il vestito, l’ automobile, la casa ed anche la moglie od il marito. Si può modificare il proprio punto di vista e persino rivoluzionare le proprie idee, ma quando si cambiano i principi che muovono quelle stesse idee o che sono all’origine delle proprie posizioni, quando quindi cambiano i valori di riferimento, allora non si è più i medesimi soggetti di prima. Ed è questo ciò che un po’ alla volta è accaduto alla Lega, che ha di fatto disconosciuto la propria storia. La Lega di oggi è come quel figlio che, scegliendo di non percorrere più gli indirizzi indicati dai genitori, attraverso le proprie azioni, delude gli ascendenti e disconosce o rinnega le proprie origini. Non è più il figlio che quella coppia desiderava, anche se geneticamente risulta essere sempre discendente dai medesimi genitori. Questo non vuol dire però che quel figlio non possa trovare molte altre coppie di genitori disposte ad adottarlo. A conferma di ciò, anche dopo il cambiamento, la Lega è un grande partito italiano, votato da milioni di italiani ma, da quando ha rinunciato ai propri principi fondanti, per stoppare il dissenso interno, è stata costretta a cacciare i “sabotatori nostalgici ed i romantici localisti” che cercavano ingenuamente di lavare i panni in famiglia, o di cambiare le cose dall’interno. Fuori e dentro la Lega vi sono comunque tanti tesserati ed ex tesserati che mai hanno rinunciato ad essere leghisti ortodossi e che un giorno lontano, ma forse non troppo, saranno il perno della “Rifondazione Leghista”. Se “Orso Grigio” dovesse un giorno rientrare in Lega, lo aspetterà un grosso lavoro da fare.
Paolo Bampo – PAB (Provincia Autonoma Belluno)