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sabato, Settembre 30, 2023
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Antonio Prade: voterò SI al referendum. L’acqua deve restare ai Comuni bellunesi

Sono dieci i motivi per i quali ho deciso che voterò SI al prossimo referendum che riguarda l’Acqua Bene Comune. Dieci motivi, ci tengo a sottolineare, che sono importanti per garantire i diritti e gli interessi dei cittadini bellunesi.
L’acqua costituisce un bene comune e universale, fonte insostituibile per il nostro ecosistema. Il diritto all’acqua, alla sua accessibilità e alla sua fruibilità, affonda le sue radici nella storia e nella cultura del nostro territorio.
L’acqua non è un bene come tutti gli altri. Essa garantisce la vita, l’economia, il nostro ambiente. Anche nella nostra provincia è un bene raro, destinato a diventare sempre più raro. In un contesto simile, non sono le dinamiche del mercato quelle che in futuro garantiranno il diritto all’accesso all’acqua.
Le ragioni di coloro i quali sostengono che una gestione privata dell’acqua, anche se soltanto parziale, sarebbe migliore di una gestione pubblica non sono affatto dimostrate. Comunque si tratta di argomenti che non mi convincono.  Viceversa molte esperienze, anche internazionali, dimostrano che la proprietà e la gestione pubblica tutelano al meglio l’acqua come bene comune.
Il processo di privatizzazione della gestione dell’acqua che sta per avviarsi non consente alcuna possibilità di ripensamento. É una strada di sola andata con il traguardo già scritto: qualora vincesse il NO al referendum e l’attuale legge non venisse in parte abrogata, o qualora il referendum non raggiungesse il quorum, l’acqua diventerebbe per sempre una merce qualsiasi. Le nostre Comunità locali, nel giro di qualche anno, non avrebbero più alcuna possibilità di decidere su questa materia.
Un compito fondamentale dei Comuni, da tempo immemorabile, è quello di garantire l’acqua ai propri cittadini. Negli ultimi anni l’affidamento di questo servizio ad una società pubblica è stato un importante momento di cambiamento. I Comuni bellunesi hanno scelto con convinzione una gestione strumentale perché ritenevano, e io oggi lo ritengo ancora, che garantisse al meglio il servizio. L’ingresso di un socio privato, con una quota del 40%, costituisce un radicale cambiamento di questa visione. Io non mi illudo né voglio illudere i miei concittadini: i Comuni, anche per la frammentazione amministrativa del nostro territorio provinciale, diventeranno spettatori di scelte operate da altri. Va da sé che un socio privato con una quota del 40% del capitale sociale determinerà le scelte in una società dove il restante 60% del capitale è diviso fra 67 soci.
Nell’arco di un decennio si consumerà definitivamente l’esautoramento dei Comuni bellunesi dalla gestione dei servizi idrici. Non è questo quello che vogliono i bellunesi. Sicuramente non è quello che desidero io come Sindaco di Belluno. Il controllo dell’acqua come bene comune costituisce un’azione politica fondamentale alla quale i Comuni non possono assolutamente rinunciare.
La storia amministrativa del Comune di Belluno dimostra un aspetto importante: che non vale l’equazione società pubblica = società inefficiente. Le società pubbliche, quando sono gestite secondo criteri di efficienza e di trasparenza, garantiscono servizi pubblici altrettanto efficienti e trasparenti. Io sono dell’opinione che la gestione dell’acqua ben si adatti ad un principio di gestione pubblica.
Oltre che un bene culturale, l’acqua è un bene materiale che i cittadini pagano. Soltanto con il reale controllo della società che gestisce il servizio idrico integrato i Comuni possono verificare le dinamiche che determinano il costo del bene acqua. 
Il territorio bellunese ha combattuto in questi anni la battaglia del demanio idrico ottenendo risultati molto importanti. Sarebbe davvero contraddittorio, dopo che le forze politiche bellunesi hanno lavorato in questa direzione, scegliere di aderire a una logica di gestione del bene acqua che va in senso  diametralmente opposto.
Chissà se mai arriverà l’autonomia per il territorio bellunese. Comunque vadano le cose, quale che sia lo spessore di questa autonomia, il controllo dei Comuni bellunesi sull’acqua è fondamentale. Esso costituisce uno strumento senza il quale l’esercizio della “sovranità comunale” risulta irrimediabilmente affievolito.

Antonio Prade – Sindaco di Belluno

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