Al 7mo alpini il controllo della zona più calda del Regional Command West
Gli alpini del 7° reggimento di Belluno presidiano la zona più “calda”del Regional Command West, il comando Nato a guida Italiana responsabile per la regione ovest dell’Afghanistan. Esso, infatti, conta, da tre mesi, di una nuova unità di manovra destinata a operare nella provincia di Farah nei distretti di Gulistan, Bakwa, nel settore sud-orientale dell’area di responsabilità del comando. Giovedì il generale della missione Isaf, David Petraeus, ha visitato gli alpini del 7°. «L’approccio italiano» e i suoi risultati sono stati elogiati dal generale. Nell’occasione ha incontrato gli anziani del villaggio di Qal’a-I-Kuhna a poca distanza dalla base militare in un’area sicura al centro dello stesso. L’area, nel breve periodo di attività italiana, ha già ricevuto l’attenzione di quattro progetti Cimic (civil and military cooperation) volti a migliorare le condizioni di vita di quest’area periferica. Rivolgendosi al generale Petraeus gli anziani hanno ricordato come il lavoro del Col. Paolo Sfarra e dei suoi alpini «sia sentito come fraterno e in linea con le loro esigenze». Accompagnato dal comandante del Regional Command West generale Marcello Bellacicco, il comandante della missione Nato in Afghanistan ha poi visitato una Task Force statunitense che opera, sotto comando italiano, nell’Ovest del paese.
Dire Gulistan, ma soprattutto Bakwa, genera stupore misto ad ammirazione addirittura tra i veterani dei militari stessi, che operano in Afghanistan da parecchi anni. «Non è certo il parco per l’infanzia», dice il comandante del 7°, colonnello Paolo Sfarra, che si trova a Bakwa dalla fine di luglio, il 1° settembre ha preso il comando della zona. L’unità, denominata Task Force South-East, è basata su assetti del 7° reggimento alpini della Brigata “Julia” e ha lo schieramento nelle basi operative avanzate di Gulistan – dove risiede il comando – e Bakwa.
La costituzione della Task Force rientra nella riconfigurazione delle forze Isaf nella regione, cha ha visto in un primo momento la costituzione del Regional Command South-West a guida Usa e successivamente il passaggio di responsabilità dei tre distretti di Gulistan, Bakwa– appartenenti amministrativamente alla regione ovest e precedentemente presidiati da truppe statunitensi e georgiane – al comando di Herat. Il compito degli alpini del reggimento bellunese, insomma, ha l’arduo compito di presidiare un’area dove prima c’erano gli americani. Cosa non da poco, anche nella percezione stessa della popolazione locale. C’è da dire, con un certo orgoglio, che fin dalle prime settimane il ben noto “modello italiano” è già emerso in diverse occasioni, come quella del salvataggio di un bimbo di appena 25 giorni. Ma sono molti e non sempre sicuri i compiti del reggimento di stanza a Belluno. Non sono affatto infrequenti gli episodi in cui i così detti “insurgents” risalgono dal Pakistan e lanciano ordigni contro la base. Spesso, i fucilieri sono impegnati a rispondere al fuoco per vari minuti prima di «neutralizzare il nemico, spesso mettendolo semplicemente in fuga. Altre volte, come nel caso dell’agguato del 9 ottobre scorso, in cui persero la vita quattro militari (Gianmarco Manca, Francesco Vannozzi, Sebastiano Ville, Marco Pedone) il resto degli alpini si trovarono in mezzo ad uno scontro a fuoco, peraltro durato per tre giorni, dove vennero freddati un gruppo di terroristi.
Tuttavia il 7° si occupa prevalentemente di «favorire la sicurezza, lo sviluppo e la governabilità da parte delle autorità locali a favore della popolazione, in un’area – ha spiegato il colonnello Paolo Sfarra – dove la presenza di strutture governative legalmente riconosciute è ridotta al minimo. La sua componente operativa comprende due unità di manovra a livello compagnia (la 66ª compagnia alpini e la 125ª compagnia mortai, entrambe del battaglione Feltre del 7°)». Al 2° reggimento genio guastatori di Trento è lascato il compito della bonifica di ordigni esplosivi ordinari (Eod) e per quelli improvvisati (Iedd) e la ricognizione delle strade. Ad occuparsi del vettovagliamento e del mantenimento della base è la compagnia comando e supporto del 7° alpini, con l’incremento di alcune capacità aggiuntive. Federica Fant
Il Generale Petraeus visita gli alpini in Gulistan
HERAT, Afghanistan – 02 dicembre 2010 – Il Comandante della missione ISAF, generale Petraeus, ha visitato oggi gli alpini del 7° della Task Force South East in Gulistan. La Task Force South East è la veterana in teatro operativo, il suo dispiegamento infatti è avvenuto due mesi prima degli altri colleghi della Julia.
Gli alpini del 7° di Belluno infatti sono impiegati in un’area, l’Op. Box Tripoli, un tempo sotto controllo statunitense. Dal 1 settembre i soldati italiani operano nell’area con notevole successo.
Successo che oggi è stato sottolineato dal generale Petraeus che ha visitato una delle tre basi dove gli alpini sono dislocati nella sensibile zona del Gulistan. Zona al confine con l’Helmand. “L’approccio italiano” e i suoi risultati sono stati elogiati dal Generale americano che ha visitato gli alpini del 7° e i genieri del 2° di Trento presso la FOB “Ice” in una valle particolarmente impervia. Nell’occasione ha incontrato gli anziani del villaggio di Qal’a-I-Kuhna a poca distanza dalla base militare in un’area sicura al centro dello stesso. L’area, nel breve periodo di attività italiana, ha già ricevuto l’attenzione di quattro progetti CIMIC volti a migliorare le condizioni di vita di quest’area periferica. Rivolgendosi al gen. Petraeus gli anziani hanno ricordato come il lavoro del Col. Sfarra e dei suoi alpini sia sentito come fraterno e in linea con le loro esigenze. Accompagnato dal comandante di RC West generale Bellacicco, il comandante della missione NATO in Afghanistan ha poi visitato una Task Force statunitense che opera, sotto comando italiano, nell’Ovest del paese. (F.F.)