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venerdì, Dicembre 8, 2023
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IdV, Verdi e Radicali contro la caccia ai piccoli, parte la raccolta di firme

Una raccolta di firme contro l’estensione della caccia al cervo in primavera. Italia dei Valori, Verdi, Radicali e associazioni animaliste si scagliano contro la decisione della Provincia di aprire una finestra all’attività venatoria, fuori della stagione classica autunnale. Gli stessi soggetti hanno deciso di riunirsi in un’«Area di responsabilità ambientale». Diversi gli argomenti mossi contro la Provincia, che domani in consiglio affronta il nuovo regolamento per la disciplina della caccia nelle riserve alpine. In consiglio non arriverà, invece, la delibera che contiene il nuovo calendario venatorio con la finestra dedicata ai cervi dal 14 aprile al 29 maggio. Il calendario infatti richiede solo il passaggio in giunta provinciale. Angelo Levis, consigliere dell’Italia dei Valori, riassume le contestazioni fatte alla Provincia: «La decisione di responsabilizzare le riserve di caccia con l’obiettivo di arrivare a una sorta di autogestione; la sessione straordinaria di caccia in primavera; e la possibilità di abbattere piccoli di ungulati. L’Idv non è contraria alla caccia», precisa Levis, «ma pensa che servano regole ferree. Inoltre abbiamo amici cacciatori che ci hanno manifestato la loro contrarietà rispetto alla caccia ai piccoli». Levis ricorda che i sondaggi danno i cacciatori in netta minoranza: «Il 79% degli italiani è contrario», dice il consigliere, «ma il mondo venatorio fa lobby e riesce a ottenere tutto quello che vuole».
Giovanni Patriarca (Radicali) insiste: «Uccidere i piccoli va contro il buonsenso. I cacciatori sono sempre di meno, non è giusto che possano decidere le sorti della fauna selvatica che è patrimonio di tutti». I cacciatori saranno pochi, ma nel bellunese sono pur sempre quattromila, come ricorda Moreno Barbieri (Verdi): «E i loro voti hanno un peso sulla politica. Qui si dimentica l’e videnza scientifica della biologia. Noi invitiamo a scegliere metodi di gestione ambientale più oculati per la nostra terra». I cacciatori vengono anche accusati di essere gli unici a fare ancora bracconaggio.
L’Area di responsabilità ambientale contesta il punto di partenza della Provincia, ovvero il numero di animali presenti: «I censimenti non vengono fatti dal 2004, basta guardare nel sito della Provincia», dice Marco Scapin, «di anno in anno fanno solo dei copia incolla, senza tenere conto delle altre cause di mortalità, come gli incidenti o gli inverni rigidi. Come mai i 1.500 cervi morti durante l’inverno 2008-2009 sono diventati 2.000 cervi vivi? Come si fa a scrivere che l’abbattimento degli allattanti serve a salvaguardare i piccoli? Sono gli stessi cacciatori a contestare i numeri della Provincia. Questa è politica di bassa lega», accusa Scapin con un gioco di parole sulla maggioranza di Palazzo Piloni, «perché mira a fissare a sè una massa di voti facilmente gestibile, offrendo perfino ciò che gli interessati non vogliono».
Scapin e il veterinario Luca Funes contestano la stagione ricca di deroghe «gli animali vengono lasciati senza tregua» e pongono la questione sicurezza: «Sparare con la vegetazione di aprile e maggio è pericolosissimo. In Italia ci sono 60 morti all’anno per incidenti di caccia». Inoltre i numeri: «Ogni cacciatore può uccidere 35 capi più 425 migratori: è un numero spaventoso, se si realizzasse non resterebbe più niente». Funes torna sulla questione rabbia: «Pensavo che quest’anno non venisse concessa la caccia alla volpe, invece sì e così si aggrava la situazione. Inoltre a Belluno è tutta caccia di selezione, e con questa scusa si può fare di tutto».

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