“Ricerca e sperimentazione sono il fondamento dello sviluppo anche in agricoltura ma, in Veneto e in Italia, e in generale in Europa, raccontiamo balle a noi stessi se pensiamo di aumentare il reddito delle aziende rurali con agli organismi geneticamente modificati, gli stessi coltivati nelle grandi estensioni Sud e Nord americane, in Cina e India dove il costo del lavoro è un ventesimo del nostro e nei Paesi del terzo mondo”. Lo ha ribadito l’assessore all’agricoltura del Veneto Franco Manzato, riferendosi alle notizie di stampa che riferiscono di aperture dell’Italia sull’argomento.
“La competitività della nostra agricoltura sta nella qualità, nel territorio, nella tipicità, nella certificazione e nella biodiversità – ha affermato ancora Manzato – rispetto ad aziende il cui tessuto è di piccole e medie dimensioni: non possiamo pensare di produrre in maniera concorrenziale le stesse colture, intimamente identiche, che altrove si coltivano a costi stracciati. Se poi il riferimento è ai costi dell’alimentazione zootecnica, parliamoci chiaro: quando le carni prodotte in Italia saranno ottenute da animali che si nutrono di ogm, e non costeranno di meno di oggi, chi le comprerà? I problemi della zootecnia sono altri, e dipendono da una politica europea che ci annichilisce e penalizza i nostri allevatori: una politica che, ad esempio, ci ha portato al di sotto della soglia del 50 per cento nell’autoapprovvigionamento di carne bovina, ci sta avviando verso una genetica suina basata su selezioni di razze magre che contrastano con i nostri prodotti tipici come il prosciutto, sta strozzando la nostra produzione di latte a partire da quella destinata ai formaggi DOP. La risposta non è l’ogm, ma la salvaguardia e la valorizzazione delle nostre diversità e di quell’enorme scrigno di sapori e sapienza contadina che è l’Italia in tutte le sue regioni”.
“La ricerca è doverosa, ma non scomodiamo Fermi e Marconi – ha concluso Manzato – perché nessuno ci paga le royalty per le centrali nucleari o per le onde radio: i brevetti che tolgono ai contadini la proprietà delle sementi sono un’altra cosa, che li impoverisce, non che li rende più ricchi e più autonomi nelle scelte imprenditoriali. Piuttosto richiamiamoci al prof. Manzoni e ai suoi incroci di specie vitate, agli errori di cantina e le successive prove dalle quali è nato l’Amarone, alle sperimentazioni sulla grappa, sui salumi e così via: quelle sono invenzioni redditizie per la nostra agricoltura, con grande soddisfazione per i consumatori di tutto il mondo”.