“In tutto il mondo civile ogni giornalista può pubblicare quello che vuole, anche un milione di intercettazioni, al massimo paga con la prigione chi ha spifferato, ma la libertà di stampa non si tocca”. lo ha detto Edward Luttwak, economista e politologo statunitense. Un diritto che peraltro stava particolarmente a cuore anche ai padri della Costituzione che all’art.21 comma statuirono il principio secondo cui “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” e al comma II affermarono la libertà incondizionata: “La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”, proteggendo così la libertà di espressione dall’azione censoria dei prefetti fascisti subita nel Ventennio. Solo la magistratura oggi, in base all’art. 21 Cost., e con legge n. 645 del 1952 art. 8, ha ill potere di sequestrare giornali e pubblicazionii per apologia del fascismo. Anche internet, qualora “diffuso al pubblico con periodicità regolare” diventa “prodotto editoriale” in base alla Lgge n. 62 del 2001 e quindi soggetto alla legge sulla stampa (obbligo di indicazione di luogo, data di pubblicazione, nome del proprietario e di registrazione presso il tribunale). Quello che sta accadendo oggi, con l’approvazione del ddl sicurezza che prevede una serie di sanzioni per editori e giornalisti che pubblichino le intercettazione, configura l’ipotesi di violazione ai principi costituzionali per violazione ai diritti primari di libertà. Oltre a contribuire a fare retrocedere ulteriormente l’Italia nella classifica mondiale della libertà di stampa.