E’ stata inaugurata oggi pomeriggio (22 aprile), nell’ampia sala restaurata dell’ex chiesa di Santa Maria dei battuti, la mostra documentaria dal titolo “Salir sempre salir… Gli esordi turistici della montagna bellunese: neve, auto, bici. 1926-1956”. La rassegna rimarrà aperta fino al 7 maggio (dal lunedì al venerdì con orario 9.30-13.00 e nei pomeriggi di lunedì, mercoledì e giovedì, dalle 15.30 alle 17.30. E il 1° maggio dalle 9.30 alle 14.30). A mostra chiusa riprenderanno i lavori conclusivi di restauro, resi possibili grazie al sostegno della Fondazione Cariverona. L’ex chiesa, come ha ricordato nell’introduzione Eurigio Tonetti, direttore dell’Archivio storico di Belluno, è stata acquisita dallo Stato nel 1984 e gli interventi di recupero sono stati eseguiti fino al 2008 con fondi ministeriali. «La sala è stata concepita per un uso multifunzionale – ha spiegato Tonetti – e può essere facilmente convertita in sala studio e per attività didattiche». Sono intervenuti il prefetto Carlo Boffi, il sindaco di Belluno Antonio Prade, l’assessore provinciale alla cultura Daniela Templari, il consigliere della Fondazione Cariverona Paolo Conte, e il direttore regionale dei Beni culturali Ugo Soragni.
E’ seguita una breve presentazione della mostra. Paolo Doglioni, presidente della Camera di commercio di Belluno, partendo dalle cronache del Piloni del 1200, quando i bellunesi difendevano le mura della città, ha auspicato un’apertura turistica della città al mondo. Ester Cason Angelini, in rappresentanza della Fondazione Giovanni Angelini Centro studi sulla Montagna, ha spiegato le origini del turismo di montagna, con la stampa della prima “guida delle Alpi orientali” del 1878 esposta nella mostra, scritta dall’inglese John Ball. Paolo Stragà, presidente dell’Automobile Club Belluno, che ha collaborato con la documentazione della Coppa d’Oro delle Dolomiti, ha posto l’accento sull’indotto turistico, equivalente a circa 15 mila pernottamenti l’anno, legati al mondo dell’automobilismo sportivo in provincia. Ha concluso gli interventi al tavolo dei relatori il noto storico bellunese Ferruccio Vendramini, che ha ripercorso gli albori del turismo nel Bellunese all’epoca austriaca, dalla seconda metà dell’800, con i primi esploratori stranieri. Ha sottolineato l’importante apporto del Cai, Club Alpino italiano «attraverso il quale si fece strada la cultura dell’ospitalità». «Ma la svolta decisiva avviene nel 1886 – ha detto Vendramini – con la realizzazione della Stazione ferroviaria di Belluno, il conseguente boom turistico. E la nascita di alberghi, la diffusione di periodici locali destinati ai turisti. La realizzazione dello stabilimento di cura idroterapica la Vena d’Oro a Ponte nelle Alpi, poi danneggiato nella I Guerra mondiale, dove c’era l’hotel con musica due volte al giorno». Ed ha concluso dicendo che questo nostro teatro naturale, è già un’ottima carta vincente.