Autonomia per la provincia di Belluno, accorciare le liste di attesa, risolvere i disagi dei pendolari, un assessore della montagna e un consigliere bellunese sotto i 30 anni da portare in Regione nel cosiddetto listino del presidente. Ossia quella lista blindata di 12 consiglieri designati dal presidente della Regione, che si somma ai 48 della lista proporzionale. Sono questi i passaggi chiave riguardanti la nostra Provincia che Giuseppe Bortolussi, candidato alla presidenza della Regione per il centrosinistra ha illustrato sabato sera in un’affollata Sala Muccin al Centro Giovanni 23mo di Belluno; per la serata di chiusura della campagna delle primarie del Pd che si conclude con il voto di domenica 7. E che deciderà due dei quattro candidati da inserire nella lista tra Dolores Bortolas, Paolo Vendramini, Paolo Bello e Sergio Reolon. Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre (Associazione artigiani piccole imprese) e assessore comunale a Venezia, ha parlato del dopo Galan. Facendo appello ai cattolici, al ceto medio e ai giovani, affinché il Veneto non si instauri una sorta di apartheid leghista.
«La Lega non ha approvato lo Statuto regionale e voi non avete ottenuto la Provincia autonoma! Negli ultimi dieci anni il “residuo fiscale” del Veneto, cioè la differenza tra imposte versate e trasferimenti dello Stato alla Regione, è passato da 10 a 17 miliardi di euro. Ma il Veneto riceve meno della metà delle altre Regioni». No al nucleare nel Veneto. Secondo Bortolussi servirebbero 15-20 anni per costruire una centrale. Quando col risparmio energetico si potrebbe far a meno di 8 centrali (calcoli dell’Enea). Con il fotovoltaico, inoltre, non occorrerebbe aspettare 20 anni, a Padova c’è già il 60% di tutto il fotovoltaico d’Italia.