
Si chiama NESBA e mette insieme gli Ispettorati Forestali di Vipiteno (BZ) e Steinach (Austria) ed il Consorzio Bim Piave di Belluno, oltre ai Comuni di Gries am Brenner (Austria) e Obernberg am Brenner (Austria) e alla Direzione Foreste ed Economia Montana della Regione Veneto. I boschi sono il “petrolio” verde del territorio alpino. Possono essere un’importante fonte di produzione di energia pulita, utile allo sviluppo economico della montagna. Ma qual è il potenziale delle cosiddette biomasse? Quali sono i modelli per il loro utilizzo? Come si può conciliare la coltivazione di malghe e pascoli con la produzione capillare di energia da biomassa legnosa, ovviamente nel rispetto del paesaggio naturale e dell’ambiente? Sono, questi, alcuni degli interrogativi ai quali si tenterà di dare una risposta con il Progetto Interreg IV tra Italia e Austria (NESBA) che mette insieme gli Ispettorati Forestali di Vipiteno (BZ) e Steinach (Austria) ed il Consorzio Bim Piave di Belluno, oltre ai Comuni di Gries am Brenner (Austria) e Obernberg am Brenner (Austria) e alla Direzione Foreste ed Economia Montana della Regione Veneto. Nei giorni scorsi c’è stato un incontro presso la sede del Consorzio Bim Piave, il primo in provincia di Belluno, al quale hanno partecipato i rappresentanti dei partner dell’iniziativa: Helmut Gassebner, direttore dell’Ispettorato Forestale del Tirolo; Sigmund Franz, direttore dell’Ispettorato Forestale di Vipiteno; Maurizio Dissegna, dirigente della Regione Veneto; Stefano Savaris, segretario del Consorzio Bim Piave; Orazio Andrich, tecnico incaricato del coordinamento della parte bellunese del progetto; Joachim Hofman, tecnico incaricato del coordinamento transfrontaliero del progetto. E’ stata, questa, l’occasione per fare il punto della situazione del progetto stesso e, soprattutto, degli interventi in atto. Il primo riguarda l’area della Val di Gares, in Comune di Canale d’Agordo. Qui si sta intervenendo in una zona boschiva non servita da strade di collegamento e “danneggiata” dalle abbondanti nevicate dell’inverno scorso. Recuperando gli alberi abbattuti anche con l’utilizzo dell’elicottero e immettendo piante giovani per la conservazione del bosco. L’obiettivo, detto in termini molto semplici, è di studiare e definire dei modelli di intervento che permettano di conoscere i costi e le tecniche più adatte. Quanto costa recuperare gli alberi in zone disagevoli di alta montagna? Sarebbe un’azione economicamente sostenibile in un’ottica di utilizzo della biomassa legnosa per la produzione di energia pulita? L’intervento in Val di Gares servirà per dare una risposta esaustiva a questi e altri interrogativi. «Poiché nel concetto di rinnovabilità di una fonte energetica è insita anche la sostenibilità ambientale – commenta Giovanni Piccoli, presidente del Consorzio Bim Piave – sarà necessario che le biomasse, con particolare riferimento a quelle di origine forestale, provengano da pratiche aventi impatto ambientale trascurabile, se non addirittura nullo come sono proprio le operazioni di manutenzione boschiva». Successivamente il progetto NESBA prevede altri due interventi analoghi, ma in zone diverse. Uno in Cadore, dove si provvederà al recupero e al ripristino dei pascoli in aree invase dalla vegetazione. L’altro in Alpago, dove teoricamente l’approvvigionamento dovrebbe essere meno problematico. « Dopo di che – precisa Giovanni Piccoli – ad esito di questo progetto che prevede studi e sperimentazioni sulla coltivazione della biomassa, provvederemo anche alla realizzazione di alcuni impianti a biomasse, resi ora economicamente sostenibili in virtù di nuovi provvedimenti legislativi in materia. Non solo. Si tratta di opere e progetti che i Comuni Bellunesi, da soli, non sarebbero mai in grado di realizzare. In un momento di difficoltà economica anche per gli enti locali – conclude Giovanni Piccoli – è perciò indispensabile cogliere tutte le opportunità messe a disposizione dall’Unione Europea, non solo nell’ambito delle energie rinnovabili. A questo proposito, la realizzazione del progetto NESBA è un’altra conferma di quanto già dichiarato dal governatore Giancarlo Galan: il Veneto è la prima regione italiana come capacità di spesa e reale attuazione di ciò che giunge dall’Europa: chiede e ottiene contributi comunitari perché i suoi progetti sono credibili, utili al territorio e sono effettivamente realizzati».