Svizzera di nascita, ma di nazionalità argentina, gentildonna dall’indubbio fascino, sempre elegante ed autorevole, parlava correttamente francese, inglese, spagnolo, tedesco oltre all’italiano. Amica del dottor Lauer, consigliere germanico presso la Prefettura di Belluno e del capitano americano Steve Hall dell’Ufficio servizi strategici Usa in Italia. Abile nel maneggiare le armi, nell’andare a cavallo e al volante della Lancia Astura. Decorata con croce di guerra dal governo inglese, la contessa Isabel de Obligado, era un agente segreto al servizio di Sua Maestà Britannica che soggiornò dal 1943 al 1945 a Zoldo Alto. Dove riuscì a garantire una sorta di tregua tra tedeschi e partigiani della Brigata Val Cordevole, limitando così lo spargimento di sangue. Una trattativa che non piacque all’ala dura dei partigiani del Comando militare della Zona Piave, secondo i quali i tedeschi erano nemici e dunque andavano solo combattuti ed uccisi. Pertanto, qualsiasi altro comportamento era considerato un tradimento. Anzi, un alto tradimento. Di questo infatti vennero accusati i partigiani moderati e la stessa contessa. Seguì l’arresto e il processo. Ma all’ultimo minuto “arrivano i nostri” a salvare la situazione. La storia ha un epilogo a lieto fine, c’è l’intervento del maggiore Benucci, della Missione americana che si assume piena responsabilità disponendo l’interruzione del processo, cui sarebbe sicuramente seguita la fucilazione della contessa de Obligado, del comandante della Brigata Val Cordevole Lino Davare e del commissario Toni Berna che avevano condotto la trattativa.
Aveva circa 35 anni quando arrivò all’albergo Civetta di Zoldo Alto nel novembre del 1942. L’unica cosa certa che emerge dalle carte depositate in Comune di Zoldo Alto, è che la contessa Isabel de Obligado, nata Kuhn Von Kunhnenfeld, era in possesso di regolare permesso di soggiorno per stranieri rilasciato dalla Questura di Roma sulla base di passaporto agentino rilasciato a Buenos Ayres il 30.4.35 e rinnovato al Consolato argentino in Roma il 12.1.42. La de Obligado, inoltre, dal luglio al dicembre del ‘44 rivestì ufficialmente il ruolo di delegato podestarile, su nomina del governatore di Belluno, dottor Lauer. Nel 1943, tramite la contessa Carmina Bovio di Feltre, la de Obligado prende in affitto villa Monterumici-Mozzetti, verso il mulino tra Mareson e Coi di Zoldo Alto, dove rimane fino alla fine della guerra. E’ proprio in quella villa in mezzo al bosco, che vengono decise le condizioni per la resa del distaccamento tedesco di Caprile, dopo il 25 aprile del ’45, tra il comandante partigiano della Brigata Val Cordevole e il comandante tedesco, alla presenza della contessa.Un altro dato riconducibile alla mediazione esercitata dalla de Obligado tra tedeschi ed il Comando partigiano della Brigata Val Cordevole, sta nel fatto che nella Val Zoldana non si verificarono mai episodi cruenti di rappresaglie e distruzioni.
La villa di Mareson, insomma, nel periodo di permanenza della contessa de Obligado, era notoriamente frequentata dai comandanti partigiani. Benché i rapporti non fossero tutti dello stesso tipo: con gli uomini della Brigata Val Cordevole, ritenuti di buona cultura e provenienti dall’area cattolica, tutto filò liscio. Mentre i partigiani della Brigata Pisacane (garibaldina) la minacciarono di morte, le perquisirono la villa e le sequestrarono il mulo ricevuto in dono dal dottor Lauer, commissario di Belluno dopo la costituzione della zona di operazione dell’Alpenvorland e la conseguente annessione al Reich delle province di Belluno, Trento e Bolzano avvenuta il 10 settembre del 1943. A causa di quest’amicizia con Lauer e della conseguente posizione di rilievo che la contessa aveva assunto nei confronti dei tedeschi, non si capiva da quale parte effettivamente fosse schierata. Nel novembre del ’44 nella villa di Mareson, fa la sua comparsa il capitano americano Steve Hall (Roderik Stephen Goodspeed Hall), del Comando generale alleato in Italia (Missione Mercury Eagle), paracadutato in Carnia nell’agosto ’44 con il compito di coordinare delle azioni di sabotaggio nel territorio alto atesino, dove la popolazione si dimostrava favorevole ai tedeschi. Hall, prima di essere catturato ed ucciso dai tedeschi il 26 gennaio del ‘45, confiderà ad un suo accompagnatore che la contessa de Obligado era il primo agente dell’Intelligence service. E quella sera che la contessa apprese la notizia della morte dell’ufficiale, sparò in aria alcuni colpi di fucile come ultimo saluto. Dedicandogli poi una targa affissa su un larice di fronte alla villa con la scritta: “Captain Steve Hall from Washington fallen for his country Chistmas 1944 chiselled on the 6 pound carth”. Uno dei fatti conosciuti, che dimostra la determinazione e la capacità di mediazione della contessa, avviene nel settembre del ’44 in occasione del sequestro, da parte dei partigiani, di un sottuficiale della Todt. Prima dello scadere del terzo giorno fissato dai tedeschi per la liberazione dell’ostaggio, pena la rappresaglia, la de Obligado chiede al consigliere germanico presso la Prefettura, dottor Lauer, la dilazione del termine per meglio condurre la trattativa, offrendo se stessa in ostaggio come garanzia.
Ma l’episodio clou avviene nel marzo del 1945 in occasione dell’incontro tra il famigerato tenente Georg Karl, comandante della polizia SS di Belluno e il comandante partigiano della Val Cordevole, Lino Davare con il commissario Toni Berna. Si trattava di un tavolo segreto di trattative volto alla creazione di una zona franca nella Val Zoldana al fine di evitare inutili sacrifici della popolazione civile. L’incontro ebbe luogo nella villa della contessa Isabel de Obligado senza incidenti, il tenente Karl raggiunse Zoldo Alto a bordo di un’auto civile, una Fiat Topolino, e fece ritorno a Belluno. Una pace limitata che nessun alto comando avrebbe mai avvallato e che tuttavia venne discussa. La componente cattolica e moderata dei partigiani che si accorda autonomamente con i tedeschi. Un patto quasi impossibile da realizzare, di cui non si conoscono gli estremi ed al quale segue l’immediata reazione del Comando militare partigiano della Zona Piave. Che emana l’ordine immediato di arresto del comandante delle Brigata Val Cordevole Lino Davare e del commissario Toni Berna con l’accusa di alto tradimento per aver trattato con i tedeschi.
Il processo, cui sarebbe seguita senz’altro la fucilazione, si svolge in un casolare della sinistra Piave, in località Ceresera sotto Val Morel. La difesa chiama a testimoniare la contessa de Obligado, fermata in piazza Campitello (ora piazza dei Martiri) dalla staffetta Rosanna Vedana e quindi accompagnata dagli uomini della Brigata 7mo Alpini (autonoma) a Ceresera. Qui la situazione peggiora ulteriormente e la contessa da teste diviene anch’essa imputata. A questo punto la difesa chiede l’intervento della Missione Americana. Sarà il maggiore Benucci che con una dichiarazione del 25 aprile del ’45 invita il Comando Zona di Belluno a sospendere il procedimento e liberare la contessa (oltre agli altri partigiani implicati). Che infatti rientra a Zoldo Alto ancora per qualche tempo. Dopodiché lascerà definitivamente Belluno trasferendosi a Roma, presso Maria Monterumici.
(Roberto De Nart)