Ultimi fuochi della campagna elettorale. Ieri sera, al Teatro comunale c’erano Sergio Reolon con Deborah Serracchiani e Davide Sassoli, tutti e tre sul palco a ribadire la necessità di non lasciare la Provincia di Belluno nelle mani del centrodestra e di dare continuità al lavoro e ai risultati ottenuti nei primi cinque anni di legislatura dell’ amministrazione in scadenza. A pochi passi, al centro Giovanni XXIII, Gianpaolo Bottacin con Bossi, e i ministri Zaia e Tremonti hanno celebrato l’orgoglio leghista e sparato a zero sull’avversario cercando di infiammare il popolo del Carroccio (circa 400 persone) già piuttosto accaldato. Entrambi i candidati alla Provincia hanno cercato di gettare il cuore oltre l’ostacolo (si vota domenica e lunedì), con Serracchiani che ha ricordato Enrico Berlinguer e l’attualità della questione morale in relazione allo strapotere dei partiti e Sassoli, che si è detto fiducioso che la gente capisca lo sforzo di chi ha condotto una campagna elettorale “porta a porta, ma senza Bruno Vespa, sostenuto dalla passione e dall’amore per la sua terra”.
Sull’altro fronte, dopo l’intervento di Gianpaolo Bottacin, che ha dichiarato guerra ai “vincoli imposti da Reolon al territorio”, si sono susseguiti quelli di Umberto Bossi e Rosi Mauro. Sussurri e grida che hanno preceduto le parole del ministro Tremonti: “il federalismo prevede una perequazione per le zone di montagna che hanno meno rispetto all’Alto Adige. E se non gli garba che torni in Austria”. Un invito ovviamente rivolto al presidente altoatesino Durnwalder (non propriamente un beniamino del centrodestra), che ha fatto felici, anche se solo per un attimo, le orecchie dei leghisti presenti. La Lega si è appropriata anche della questione religiosa, con il ministro Zaia che ha sponsorizzato il crocifisso, proponendo l’evangelizzazione degli infedeli e plaudendo alle vecchie e buone radici cristiane. A fine serata è giunto anche l’annuncio del Pab per l’autonomia bellunese di Paolo Bampo (rintracciabile su Facebook), che dopo un rapido sondaggio ha lasciato ai suoi sostenitori libertà di scelta tra i due candidati. Oltre che scoprire come voteranno gli 8.000 elettori dell’Udc, rimane da sciogliere l’incognita astensione per Reolon e il Pd (“ma non potremo sempre vivere da sfigati noi della sinistra” ha detto Serrachiani), e a Bottacin quel gap di 10.000 voti targati Pdl, registrati in meno al primo turno rispetto a quelli ottenuti dal partito di Berlusconi alle elezioni europee. Un fatto che ha innescato polemiche tra gli alleati del centrodestra, ma che pare appianato dalla promessa, in caso di vittoria, della vicepresidenza della Provincia a Giovanni Piccoli e di un’assessorato a Bruno Zanolla. Bim…go ragazzi!