Cordoglio anche nel mondo delle Istituzioni per la scomparsa di Tullio Bettiol, presidente dell’Isbrec, l’istituto storico bellunese di ricerche sulla Resistenza e l’Età contemporanea. Il presidente della Provincia, Sergio Reolon, l’assessore regionale Oscar De Bona e il sindaco Antonio Prade ne ricordano così la figura: «La comunità perde un uomo che ha fatto della libertà una scelta di vita», scrive Reolon, “la nostra comunità perde una delle figure più rappresentative della propria storia recente. Le qualità umane, culturali, politiche e civili di Tullio Bettiol si sono manifestate in tutto l’arco della sua lunga e feconda esistenza, pubblica e privata. La terribile esperienza della deportazione a soli 17 anni nel lager nazista di Bolzano hanno interrotto la sua giovinezza. Tullio però ne ha tratto l’energia per edificare una vita al servizio dei valori più alti: libertà, dedizione alla famiglia, democrazia, dignità, lavoro e bene comune. Con Tullio abbiamo condiviso un percorso pubblico e istituzionale. Ricordo la collaborazione nel periodo in cui è stato vice sindaco di Belluno, la stretta relazione quando Tullio, da consigliere regionale e presidente della seconda commissione consiliare, contribuì ad approvare la legge per il recupero e la riqualificazione dei centri storici. Era il periodo tra il 1975 e il 1980, ma il tema oggi è più attuale che mai e tanto è sufficiente a illustrare la sua lungimiranza. Ricordo ancora il suo impegno per la costituzione del Parco nazionale delle Dolomiti bellunesi. Con il suo libro autobiografico “Un ragazzo nel lager”, Tullio ha voluto lasciarci un ultimo grande insegnamento. Il valore della memoria e il suo esercizio attivo deve fecondare ogni progetto di vita. In questo momento di profondo dolore esprimo alla famiglia il mio cordoglio personale e quello di tutta l’amministrazione provinciale e sono vicino alla moglie Ilda e ai figli Rossella, Paola, Anna, Claudia, Silvia e Stefano”. L’assessore De Bona: “profondamente colpito dalla ferale notizia della scomparsa di Tullio Bettiol, esprimo le mie più sentite condoglianze alla moglie e ai figli. Conoscevo l’ingegner Tullio da tanti decenni e di lui conserverò il ricordo di una persona rigorosa nei principi, capace nella professione, illuminata nella politica, seria nella vita. Con lui se n’è andata una delle figure più significative e attive del Bellunese. Il mio rapporto con Bettiol si era accentuato già ai tempi in cui svolgevo l’incarico di vice presidente e poi di presidente della Provincia di Belluno. Oltre ad aver fatto parte per un periodo del consiglio di Palazzo Piloni in qualità di amministratore pubblico fortemente motivato dagli ideali del suo partito, Tullio Bettiol è stato anche un apprezzato tecnico progettista. Ho avuto modo di rapportarmi con lui anche sul piano professionale avendo egli svolto egregiamente incarichi assegnatigli dall’ente che presiedevo. Forte di una tradizione di famiglia, Tullio l’ha coltivata impegnandosi attivamente nella politica attiva nella sua città e nella sua provincia fino al consiglio regionale, passione che ha trasmesso ai figli. Dalla militanza nella Resistenza, passando attraverso la deportazione nei lager nazisti, fino all’attivismo politico e sociale, la vita di Tullio Bettiol è stata un susseguirsi di testimonianza e di partecipazione civile fino al suo ultimo impegno di esponente dell’Istituto bellunese di ricerche sociali e culturali che come sempre aveva assunto con passione. A Tullio Bettiol abbiamo l’obbligo essere grati per averci trasmesso l’esempio di come ognuno di noi, qualsiasi credo professi, dovrebbe essere parte attiva nella società in cui viviamo”. Il sindaco Prade: “tutta la Città di Belluno, l’amministrazione comunale e io personalmente, insieme, ricordiamo la figura di Tullio Bettiol, un uomo che, con il suo lavoro e la sua dedizione per il bene comune, ha saputo essere di esempio. In questo momento di dolore, siamo vicini alla sua famiglia e alle persone che lo hanno conosciuto. Mi piace ricordarlo come presidente dell’Isbrec, dedito non a custodire una memoria personale, ma una parte della nostra storia”.