“Un anno e poi vado, voglio lasciare a chi verrà una macchina capace di gestire soldi”. Questa è l’idea della transizione ecologica che ha il neo ministro Cingolani, e per metterla in pratica al meglio si circonda dello staff “idoneo”.
Capo di gabinetto Roberto Cerreto, il renziano che riscrisse l’emendamento sui giacimenti di Tempa Rossa in Basilicata. Quel discusso giacimento petrolifero della Total Oil oggetto di varie vicende giudiziarie, chiesto dalle compagnie petrolifere per aggirare le resistenze della Regione Puglia e centro del caso che portò alle dimissioni dell’allora ministra dello Sviluppo Federica Guidi.
Il vice di Cingolani invece, sarà l’avvocato Marco Ravazzolo, responsabile Ambiente di Confindustria.
Insomma, l’ambiente in mano a chi lo devasta, mentre la transizione ecologica ci pone di fronte alla necessità di ripensare le politiche industriali, economiche e fiscali, l’energia, la salute pubblica, la gestione delle città, l’agricoltura, i trasporti, la gestione e la tutela del territorio, la ricerca scientifica, la difesa e la valorizzazione della risorsa idrica e perfino la politica estera.
Invece Draghi chiama a gestire la transizione chi ha negato, minimizzato o causato l’entità e l’impatto della crisi che oggi siamo chiamati ad affrontare.
Elena Mazzoni * responsabile Ambiente di Rifondazione Comunista – Sinistra Europea