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Schiaffo alla disabilità. Chiuso l’Ufficio Informazione Consulenza Accessibilità e Ausili della Provincia di Belluno * di Beppe Porqueddu

Con un colpo di spugna è stato chiuso l’UICAA , l’Ufficio Informazione Consulenza Accessibilità e Ausili della Provincia di Belluno. Nel silenzio della comunità.
La notizia è del 4 dicembre 2017. Il giorno dopo la “Giornata Europea delle persone con disabilità” che viene sempre celebrata il dicembre.
È buffo! proprio buffo! Anche la stampa sembrerebbe abbia voluto attendere per dare la notizia, proprio la conclusione dei “FESTEGGIAMENTI” del 3 dicembre.
In tutta Europa si ricordano i diritti/doveri civili. Eravamo ormai rassicurati dalla dichiarazione universale dei diritti delle persone con disabilità, promulgata dall’ONU e ratificata dall’Unione Europea e da ogni paese dell’Unione.
Belluno festeggia la ricorrenza, UCCIDENDO, con un sol colpo, un servizio molto significativo nato nel 1993 per il quale la Provincia di Belluno e il suo territorio erano famose per essere l’unica realtà ad aver istituito un servizio di tal genere e portata.
Il nostro socio Giuliano De Min, scomparso da pochi anni, ha dedicato una vita, ha speso ogni sua risorsa professionale e culturale per l’ufficio È stato un atto vergognoso! Intriso di vuota burocrazia senza più valori! Anche in Europa, durante il progetto Helios della Commissione Europea e che ha portato agli onori dell’Europa
il mondo della disabilità bellunese dal 1989 al 1996, l’UIA – Ufficio Informazioni Accessibilità
e poi UICAA – Ufficio Informazioni e Consulenza su Accessibilità ed Ausili, era un modello di riferimento!
Ma dov’è la memoria? Chi l’ha rubata?
La giustificazione più curiosa, tra le altre, è che essendo ormai la Provincia esautorata di tanti poteri, non vi si trovava più posto per un servizio di natura eminentemente specialistico e culturale, spacciato per un servizio afferente al sociale e dunque povero di soldi.
Ormai la cultura non c’è più; si ragiona solo con i denari e si perpetua una visione opaca!
Anche nel ‘93, quando l’ufficio nacque, non era proprio nelle “corde” istituzionali dell’ente Provincia… Eppure la lungimiranza e l’ “intelligenza politica” dell’allora presidente Oscar De Bona assieme al suo assessore Claudio Dalla Palma, prese la palla al balzo e diede – con saggezza – spazio e consenso a quell’idea culturale proposta dall’associazione Centro Stu-di Prisma e sostenuta dal Comitato d’Intesa tra le associazioni volontaristiche della
pro-vincia di Belluno.
Domandiamoci: perché è potuto avvenire? Perché l’Ulss 1 Dolomiti ha deciso di non sostenere più la parte relativa agli ausili del servizio e di fatto far venir meno la convenzione che reggeva l’ufficio grazie ad apporti anche della Provincia stessa, dei Comuni delle Conferenze dei Sindaci dell’Ulss? Perché non ci sono state reazioni significative? Perché tanti silenzi? Anche il Comitato d’Intesa non ricordava più di aver sostenuto quell’idea? Oppure
il Comitato dovrà scoprire di essere la “sfera sociale” della democrazia? Indispensabile quanto la “sfera politica”? Poiché controlla, verifica, stimola, ma che sa anche salvaguardare il tessuto civile? Il Comitato d’Intesa, con le sue numerosissime associazioni, non può vivere come un soggetto “asettico”.
Occorre ridare memoria a quanto questo territorio abbia saputo “partorire” riguardo alla cultura dell’integrazione sociale, al tema dell’educazione all’autonomia, quando ha generato, dal nulla, corsi residenziali per persone con disabilità nazionali, e poi estesi anche a sessioni transnazionali.
Sembra non sia rimasta traccia nell’aver postato che essa, l’autonomia, può essere raggiunta nel felice connubio tra ausili tecnologici, accessibilità ambientale e assistenza personale.
Di qui l’idea dell’UIA poi UICAA. Di qui l’informazione come strumento e stimolo di cambiamento personale e sociale! Occorre prendere consapevolezza di ciò che è già avvenuto e non rischiare di mettere la disabilità “nella grande biblioteca dei problemi” o relegarla nel ricordo “liturgico” del 3 dicembre e con ciò ci si senta paghi e soddisfatti.
Nel territorio Bellunese, ci sono oggi “forze unitarie” che sappiano “guardare” al bene comune e alla qualità di vita di ogni persona con disabilità?
Oppure siamo in presenza di gruppi e forze “autocratiche”, individualistiche che arano, zappano, mietono solo il proprio orticello? Forse è proprio questo il motivo perché si finisce per raccogliere pochi e scadenti frutti!
È possibile immaginare, invece, di servire la “repubblica” (cioè la res-pubblica), la cosa di tutti, il benessere collettivo, indirizzando forze, energie, potere consolidato verso la ricostruzione o riattivazione delle nostre istituzioni?
Ricordiamo che solo queste (le istituzioni), ci precederanno, ci accompagneranno e sapranno servirci nelle varie età e situazioni della vita. Nessuna realtà è più forte delle istituzioni!
Esse sono il nostro scheletro che poi struttura le nostre personalità!
Anche le associazioni, nel loro specifico agire e nel loro rapportarsi non possono operare “verso la frantumazione”, illudendosi di “salvarsi da soli” o di salvaguardare le rispettive posizioni raggiunte.
Se questo avverrà, oppure se questo è già in atto, ricordiamoci che i più deboli soccomberanno o meglio noi stessi soccomberemo quando saremo deboli, gracili, fragili e dunque impossibilitati o incapaci di “urlare” il nostro disagio o il nostro bisogno.
La domanda costruttiva da porsi sarebbe: “Qualità di vita tra disabilità ed anzianità: stato dell’arte nella provincia di Belluno. A che punto siamo?”
Come contribuire insieme a migliorare la qualità? Gruppi e associazioni che usano metodi “francamente autarchici”, finiscono per investire risorse ed energie verso forme privatistiche che, alla fine, riescono ad impoverire un territorio che meriterebbe maggiore unità di intenti, più “sguardo” attento e prospettico/ solidale.
Occorre recuperare una VISIONE! Senza VISIONE che significa anche essere preparati sulla disabilità, conoscendola e non solo esperienzialmente, non può esserci MISSIONE, ossia progetto unitario non escludente alcuno, e al contempo strategie e nuovi obiettivi da raggiungere. In tal senso non sarebbe male istituire entro il 2018 gli Stati Generali sulla disabilità del territorio bellunese.
E tentare di riprogettare, insieme, la dignità e la qualità di vita delle persone con disabilità.
Oggi pare che contano solo le persone con disabilità che vincono medaglie! Sono osannate, sono accolte anche nelle alte sfere del prestigioso palazzo del Quirinale. Non vorremmo che le medaglie obnubilassero il sensorio e ci si dimenticasse di chi “non può gareggiare”, ma anche di chi “non vuole gareggiare”, ma che invece vuole vivere la quotidianità con la disabilità senza sensazionalismi strumentali.
È auspicabile che i nuovi eletti della Provincia, (quell’ente reso ambiguo da una riforma incompiuta), si pongano in quest’ottica e sappiano operare per essere “unificatori” che non vuol dire “esemplificatori”, ma facilitatori e ricompositori di complessità e di qualità: questa è politica!
Che siano proprio loro, proprio perché privi o carenti di potere, proprio perché così poveri possano essere catalizzatori di unità, catalizzatori di cultura. La cultura, specie quella politica, ha bisogno di significati!
Ciò significa saper guardare per conoscere quanto si è già realizzato! Ricordiamo quanto fatto in un connubio felice tra turismo e accessibilità coniugando una ricchezza naturalistica con un’altra ricchezza: la disabilità. Anche in quegli anni fu un politico illuminato, caparbio e ostinato, l’assessore provinciale Moreno Tollot, a lanciare la Provincia su orizzonti alti forse oltre le proprie prerogative sposando il progetto “OSPITARE ACCESSIBILE” ed in esso censire le strutture accessibili della provincia perché tutti potessero venire a godere lo spettacolo delle DOLOMITI BELLUNESI. Dov’è finito il portale della Provincia con la codificazione dei dati delle strutture accessibili e dunque utilizzabili da clienti anche con disabilità?
Quel progetto costò molte risorse alla collettività bellunese. Chi ne dà conto oggi?
Con un colpo di spugna si è ucciso un servizio, un servizio prestigioso, che avrebbe meritato, invece, di essere potenziato e di essere riqualificato! Auspichiamo che i sindaci, con la loro prestigiosa Conferenza, sappiano difendere la qualità di vita di ogni loro cittadino.
D’altra parte proprio i sindaci sono stati i più convinti sostenitori dell’UICAA.
Loro sì sono istituzioni “SOLIDE” perché direttamente coinvolti e votati e promossi. Essi oggi possono e devono pronunciarsi non solo sulla questione UICAA, ma si spera che sappiano raccogliere la proposta di istituire quegli “Stati generali sulla disabilità” del loro territorio. Sarà una grande speranza propositiva tra tanta lamentosa mediocrità imperante!
Potrà essere un’occasione per rilanciare una questione di civiltà politica. Ma anche per respirare a pieni polmoni verso una nuova ponderata verifica e riproposizione. Occorre valutare, validare per ottimizzare.
La disabilità è RISORSA! L’UICAA, grazie anche ai nuovi amministratori della Provincia, potrebbe essere un CENTRO DI CULTURA SULLA DISABILITA’! Ovviamente rivisto, riproposto… nel quadro di una “NUOVA” illuminata, OTTIMIZZAZIONE”, di un territorio solidale, intraprendente.

Beppe Porqueddu –  presidente Associazione Centro Studi Prisma

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