Con la recente approvazione del progetto di legge statale nr.43/2017 da parte del Consiglio Regionale “percorsi e contenuti per il riconoscimento di ulteriori e specifiche forme di autonomia per la Regione del Veneto” è attivato l’iter per avere più poteri legislativi ed amministrativi in tutte le materie potenzialmente affidabili al livello regionale.
Incaricato della missione è il Presidente della Giunta con ampio mandato a trattare con Roma: competenze, risorse nonché di variare i contenuti a seconda di come va il confronto con il Governo, a sua discrezione (assente dall’ordine del giorno votato all’unanimità qualsiasi tempistica preordinata) terrà informato chi lo ha incaricato. Interessante è nel documento citato, il richiamo al principio di “leale collaborazione “tra le istituzioni. Una prima applicazione è già data. Infatti, la legge regionale prevede che il negoziato da attivarsi con Roma avrebbe dovuto svolgersi sulla base di due documenti: un programma di negoziati che si intende (intendeva) condurre con lo Stato ed un disegno di
legge statale. Il primo non è mai esistito perché non interessava a nessuno, il secondo meramente descrittivo delle funzioni domandate giocoforza include anche il primo.
L’ovvia conseguenza è che ritenendo assorbiti tutti contenuti possibili unicamente nell’iniziativa legislativa, questa è stata recapitata al Governo anche se il destinatario di una proposta di legge statale d’iniziativa regionale è il Parlamento non certo l’Esecutivo Nazionale.
Ad oggi il pdls nr. 43/2017 Regione Veneto non risulta pervenuto agli atti né della Camera né al Senato, né mai -temo – perverrà. La furbata in salsa veneta è già stata servita, nella consueta e ripetuta imbecillità di una stolida opposizione che si astiene sui contenuti dell’inizianda trattativa ed approva una mozione in cui non esercita alcuna prerogativa di controllo. Il Governo in carica ma a fine corsa, “dovrà” intavolare il negoziato sulla scorta di 61 articoli che nel loro insieme e financo in alcuni casi nel dettaglio, sono formulati come se le bocciature della Corte Costituzionale ad esempio in tema di: statuto speciale, tasse e tributi da trattenere in loco non fossero mai state promulgate.
Tali criticità potrebbero essere ben presto rilevate dai competenti uffici legislativi di uno dei due rami del Parlamento, ma ciò non potrà accadere in assenza del plico veneto da esaminare.
La recente scomparsa di un componente qualificato delle delegazioni regionale, ha comportato un breve allungamento dello start up già prefissato. Tranquilli, in ogni caso i colloqui negoziali saranno attivati nel
mese di dicembre, dopo le vacanze natalizie e prima del termine della corrente legislatura nazionale sarà siglato una prima intesa di “massima”. Il tipico e sovente biasimato, quando lo fanno gli “altri”, accordo politico partorito grazie anche al prezioso apporto di valenti e titolati esperti in materie giuridicoeconomiche.
Utilità reale del lavoro svolto? La valutazione è rinviata al Governo che uscirà dalle elezioni di primavera. In termini di comunicazione al pubblico, invece, sarà molto utile per l’usuale foto per i mass media locali ed annesse interviste agli attori in scena a Roma ed in Veneto. Inoltre, nell’imminente campagna elettorale diventerà un messaggio imprescindibile da veicolare ai cittadini per tutti gli aspiranti ad uno scranno parlamentare, della serie: questo è il primo e parziale passo, altri ne seguiranno, votate la nostra lista! Nel contempo il Veneto, isolato in Parlamento, perde pezzi del proprio territorio essendo incapace di tessere alleanze e proficue relazioni. Ma come ha testimoniato in ottobre scorso la maggioranza dei Veneti, l’importante è essere “padroni a casa nostra”; anche se gli spazi si vanno
restringendo.
Enzo De Biasi – Riscossa Civica Veneta