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lunedì, Ottobre 14, 2024
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Una mostra di pittori africani nelle vetrine della Galleria Caffi per aiutare un ospedale in Tanzania

Si è sempre più convinti che aiutare le popolazioni africane sia una necessità prioritaria per ridurre il flusso migratorio: ecco una delle tante occasioni che i volontari bellunesi attuano per raccogliere fondi utili al sostegno di progetti di sviluppo in Africa.

Le opere proposte all’attenzione dei passanti in Galleria Caffi sono di artisti della Tanzania che utilizzano uno stile particolare per rappresentare il loro mondo, il tingatinga, sviluppatosi dopo gli anni Sessanta a Dar es Salaam grazie a Edward Said Tingatinga. Questi realizzò le sue opere con materiali di recupero, vernici per le biciclette, e fondò una scuola che favorì lo sviluppo del suo stile. Oggi questi artisti sono conosciuti in tutto il mondo.

L’offerta utile per entrare in possesso di queste opere viene portata dal dottor Tormen direttamente in Tanzania al”Consolata Hospital” di Ikonda che si trova a 2050 mt. di altitudine sulle montagne dell’Ukinga e offre assistenza qualificata ad una delle zone più povere della Tanzania. Costruito nel 1963 dai missionari della Consolata e nato come Maternità e Pediatria, ha subito molteplici ristrutturazioni fino ad essere dotato oggi dei più importanti reparti di medicina, chirurgia, blocco operatorio, prematuri, infettivi, clinica Aids, day Hospital, riabilitazione. Nel 2016 è terminata la costruzione del laboratorio per la costruzione delle protesi Swissleg che consentiranno a persone prive di uno o due degli arti inferiori di camminare autonomamente.

La frequentazione annuale da circa dieci anni di questa struttura ha consentito al dottor Tormen, ortopedico, di attrezzare un reparto di ortopedia, grazie alla generosità di benefattori bellunesi, e, grazie anche alla collaborazione di altri colleghi italiani volontari, di insegnare a giovani medici locali questa branca specialistica.

Altra realtà affrontata dallo specialista di microchirurgia è quella delle ustioni molto frequenti tra i bambini a causa dei focolari utilizzati nelle case-capanne e soprattutto gli esiti deformanti che cicatrici e cheloidi non curate provocano.

L’utenza dell’ospedale è di circa 350.000 abitanti, senza contare i numerosi ammalati che arrivano da zone lontane (300-500 km), qui nessuno è rifiutato e a tutti viene data assistenza, in particolare alle mamme e ai bambini. I pazienti aumentano giornalmente, e i reparti di chirurgia e ortopedia sono i più affollati

L’evoluzione e il continuo ampliamento dell’ospedale è voluto e dovuto a padre Alessandro Nava, nominato amministratore nel 2002 e tutt’ora attivo nella gestione di questa “opera da capogiro” come lui stesso definisce ciò che è diventato oggi l’ospedale di Ikonda.

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