Le imprese artigiane venete del settore estetico sono aumentate del 5,4% nell’ultimo anno, arrivando a quota 3.205 e impiegando quasi 10.000 addetti regolari. E ciò nonostante, “uno Stato schizofrenico che, da un lato si accanisce contro coloro che operano in modo regolare, danno lavoro e creano ricchezza per il Paese e, dall’altro guarda inerme, quasi con accondiscendenza, ad un fenomeno dilagante di abusivismo e lavoro nero che mina l”economia ed espone a rischi sanitari anche gravi la clientela”.
E’ la critica di Valeria Sylvia Ferron, presidente regionale veneta delle imprese di estetica di Confartigianato. Che, richiamando le stime Censis, ipotizza in Veneto circa altri 10.000 tra acconciatori e centri estetici abusivi, con una stima di circa 200 milioni di euro di danno erariale per le casse della Regione.
Nel mirino di Ferron c’è la confusione sul regolamento per l’uso delle macchine per la depilazione laser o per il dimagrimento a ultrasuoni, che rende difficile capire cosa si può fare e cosa no, esponendo a sanzioni imprenditori onesti.
A regolare la questione è un decreto, il 206/2015, “che propone vincoli e limiti all’utilizzo delle attrezzature”. Ma, per Confartigianato, lo fa in modo nebuloso e non soddisfa la categoria. E ora sembra che, anche a seguito di numerosi ricorsi contro le sanzioni inflitte alle imprese, la questione possa essere analizzata dal Consiglio di Stato. “Le regole servono severe e soprattutto serve farle rispettare”, conclude Ferron, che non chiede la cancellazione del decreto, ma punta il dito “contro l”esercito di abusivi, attività irregolari ed esercizi di altro genere che praticano attività di estetica senza averne licenza”.
(Fat/ Dire)