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domenica, Dicembre 8, 2024
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La montagna dice NO al referendum. Alessandra Buzzo e Andrea Bona (Bard): “Pronti a collaborare con tutti i comitati”

Alessandra Buzzo
Alessandra Buzzo

“Le montagne per il sì? Forse quelle ancora più tutelate dalla riforma… La montagna vera, quella che ogni giorno si vede togliere servizi e vede partire i suoi figli perché non può garantire loro un futuro è una, unita e compatta, e farà sentire il suo “no” il 4 dicembre”.

Il movimento Belluno Autonoma Regione Dolomiti ribadisce la sua bocciatura alla riforma costituzionale e si lancia in avanti: “Sono tanti i comitati, civici e politici, nati o in procinto di nascere, a sostegno del no; noi siamo pronti a collaborare con tutti loro per far nascere un coordinamento provinciale, perché il messaggio deve essere il più chiaro e diffuso possibile: questa riforma non garantisce nulla al Bellunese, se non la sua fine”, annuncia la presidente Alessandra Buzzo.

Andrea Bona
Andrea Bona

Il vicepresidente Andrea Bona attacca la riforma e le sue conseguenze per il territorio bellunese: “Le province autonome di Trento e Bolzano non solo non sono state toccate, ma addirittura hanno ottenuto più protezione e competenze, segno che si poteva intervenire concretamente sull’autonomia dei territori montani. Invece, alla Provincia di Belluno non viene dato nulla: i trasferimenti statali sono passati da oltre 20 milioni di euro a poche decine di migliaia di euro, mentre il nostro residuo fiscale annuale ammonta a quasi 800 milioni di euro”.
“C’è poi la questione del Senato: – continua Bona – oggi abbiamo due senatori, con la riforma il rischio di non vedere tra i “nominati” nemmeno un bellunese è altissimo, mentre Trento e Bolzano avranno diritto a quattro senatori, due per ciascuna provincia. Infine, la centralizzazione del potere: altro che autonomia, vengono svuotate di competenze e poteri anche le regioni. Federalismo vuol dire vedere investiti sul proprio territorio i soldi versati in tasse, imposte e balzelli vari”:

“L’autonomia per Belluno è legata a sei parole, in questa riforma: “tenuto conto anche delle aree montane”; – continua Buzzo – una formula che può aprire alcune porte, ma allo stesso modo può chiuderle tutte, comprese quelle che ora sono spalancate. Quella frase non dà alcuna garanzia, e se veramente questo Governo fosse interessato a dare autonomia ai territori marginali avrebbe già approvato il ritorno all’elettività per la nostra Provincia, sottoscritto dai suoi stessi esponenti un anno e mezzo fa. Voi vi fidate di queste promesse? Noi diciamo di no”.

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