Con Decreto Legislativo n.151/2015 è stata introdotta una nuova procedura tracciabile per contrastare le cosiddette “dimissioni in bianco” che regola i casi di recesso del lavoratore dal rapporto di lavoro (dimissioni e risoluzioni consensuali). Il Decreto Ministeriale del 15 dicembre 2015 in vigore dal 12 marzo 2016 ne illustra le modalità. Che dovranno essere esclusivamente telematiche, esclusi i rapporti di lavoro domestico o le risoluzione per conciliazione stragiudiziale.
I lavoratori potranno comunque avvalersi dei patronati, della organizzazioni sindacali, commissioni di certificazione ed enti bilaterali.
La procedura è suddivisa in tre fasi. 1) Il lavoratore chiede il codice PIN INPS e le credenziali di accesso al portale Cliclavoro per poter accedere al sito del Ministero del Lavoro www.lavoro.gov.it. 2) Compilazione del modello on line. 3) Salvataggio del modello con codice identificativo che certifica la data e invio con posta elettronica certificata (pec) al datore di lavoro e alla Direzione Territoriale del Lavoro.
Questa procedura rende inutilizzabili le dimissioni firmate in bianco del nuovo assunto che talvolta vengono richieste dai datori di lavoro per poter licenziare liberamente.
Una procedura che i ragazzini delle medie, generazione 2.0, sono tranquillamente in grado di gestire.
E che tuttavia, fa dire al presidente dell’Appia/Cna Moreno De Col, che “Qualora dovesse rimanere in vigore la nuova procedura per le dimissioni e risoluzioni consensuali di rapporti di lavoro, si rischierebbe il caos”.
“Il rischio – prosegue De Col – è che il datore di lavoro, in caso di mancato ricevimento del modulo informatico sul proprio indirizzo PEC e di assenza del lavoratore, sia costretto ad avviare la delicata procedura di licenziamento per assenza ingiustificata con tutte le conseguenze immaginabili. Per questo – conclude il presidente dell’Appia è necessaria un’adeguata proroga ma soprattutto una reale semplificazione della procedura”.