“Venerdì 9 ottobre scenderemo in piazza. Abbatteremo i muri dell’indifferenza, del razzismo, della disuguaglianza… e ricostruiremo dalle macerie il nostro futuro”.
Recita così lo slogan della Rete studenti medi di Belluno che domani mattina (venerdì 2 ottobre) alle 7.30 alla stazione ferroviaria daranno vita ad un flash mob che anticipa la manifestazione di venerdì prossimo 9 ottobre.
“Nell’ultimo anno il governo si è rifiutato di ascoltare gli studenti italiani riguardo alla legge sulla, così definita da Renzi, Buona Scuola. – prosegue la nota della Rete studenti medi di Belluno – Nonostante i numerosi interventi degli studenti, rigorosamente scesi in piazza per dar sfogo alle loro voci con proposte e consigli per migliorare l’organizzazione delle Scuole italiane e le condizioni ad esse legate, le quali si rivelano essere ogni giorno peggiori, non si sono visti miglioramenti alcuni”.
In sostanza, gli studenti hanno deciso di mobilitarsi ancora una volta, vista la scarsa capacità di ascolto del Governo italiano nel corso dell’anno. Così i ragazzi scenderanno nelle Piazze italiane con lo slogan #AnotherBrickForTheFuture il 9 ottobre per un futuro migliore fatto a misura di studente, a misura di tutti gli studenti.
I motivi che spingono gli studenti a manifestare infatti, non riguardano solo abbonamenti e caro libri.
“Ci sono anche diversi altri temi, che puntano al raggiungimento di una scuola nuova, diversa dalla Buona Scuola, aperta e inclusiva, fatta di diritto allo studio, di accesso al sapere, di servizi e di welfare. Una scuola partecipata dove gli studenti sono protagonisti, e prendono decisioni vere nei loro istituti grazie alla rappresentanza. Una scuola che risponde al mondo che cambia con nuovi diritti: per lo studente in stage, per il migrante, per tutti.
Una scuola dove la didattica è diversa, dove la lezione non è noiosa e l’apprendimento è al centro. Una scuola dove la valutazione non è ne un premio, ne una punizione, ne un numero, ma uno strumento per migliorare se stessi e il sistema scolastico. Una scuola aperta il pomeriggio, piacevole, sempre piena, punto di ritrovo e di espressione degli studenti. Una scuola dove non si è soli”.
Ma ciò per cui scenderanno in piazza non è solo questo.
“E’ il fatto -prosegue la nota – che l’Europa respinge i migranti e rifiuta la sfida al cambiamento che le migrazioni portano con sé. Rimane sostanzialmente indifferente alle stragi del Mediterraneo.
Agisce ormai più secondo le logiche di bilancio che per costruire un futuro fondato sulla democrazia, sulla solidarietà e sul lavoro.
E’ il fatto che l’analfabetismo funzionale arriva al 47%, la dispersione scolastica è al 17% e tocca al Meridione picchi del 30%, e i giovani sono costretti a scappare perché non riescono a immaginare o a progettare un futuro qui.
E’ il fatto che la crisi, la povertà e la disoccupazione abbiano alimentato la xenofobia, l’omofobia, il razzismo, l’anti-europeismo e i neofascismi, i veri grandi nemici da abbattere.
“Ciò che vogliamo come studenti é poter ricevere un’istruzione adeguata al fine di crescere con la consapevolezza di fare parte di una comunità e di riuscire ad avere un ruolo relativamente importante all’interno della Società Italiana” dice Serena Jessica Prota, coordinatrice della Rete di Belluno.
E’ proprio questo il loro obiettivo e questo sarà il messaggio che trasmetteranno a tutti venerdì 2 ottobre per lanciare la data di mobilitazione. Nella mattina di venerdì infatti, i ragazzi della Rete degli Studenti Medi di Belluno insieme ad altri studenti saranno in stazione alle 7.30 come da routine e qui costruiranno un “muro di parole”. Un muro che rappresenta proprio i limiti posti dalla Buona Scuola di Renzi, una scuola buona solo a parole. Questo muro costruito sotto le direttive di un Renzi che non presta ascolto a nessuno, verrà distrutto da una Scuola #buonaxdavvero, una Scuola per cui lottano a livello nazionale i ragazzi della Rete.
“In quanto studenti vogliamo esprimere alla comunità bellunese il nostro dissenso. La scuola che propone il Governo Renzi é una scuola che non tutela i diritti di noi studenti, non prende in considerazione nemmeno la voce dei professori, non da il giusto peso alla cultura, all’integrazione e men che meno ai giovani” conclude Serena Jessica Prota, coordinatrice provinciale..