A Collalto un impianto di stoccaggio di gas metano mette a rischio la salute dei cittadini e la sicurezza del territorio: la denuncia, contenuta in un’interrogazione rivolta alla Giunta, è del consigliere regionale del PD, Andrea Zanoni. L’esponente trevigiano e vice presidente della Commissione Ambiente, mette sotto la lente di ingrandimento la situazione riguardante l’impianto di stoccaggio di gas metano denominato «Collalto Stoccaggio», che si estende per circa 90 chilometri quadrati sotto il territorio dei comuni di Susegana, San Pietro di Feletto, Nervesa della Battaglia, Pieve di Soligo e Sernaglia della Battaglia alla profondità di 1.200-1.400 metri sotto il livello del mare.
L’esponente del Pd argomenta così la sua interrogazione: “Questo gigantesco impianto di stoccaggio di gas metano si trova in un’area che è caratterizzata dalla presenza di una faglia attiva che, secondo l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, può generare terremoti anche di grande intensità. Studi effettuati sulle attività di stoccaggio di CO2, il cui comportamento non presenta sostanziali differenze dal punto di vista meccanico rispetto al gas metano, rilevano che l’iniezione di grandi volumi di tale fluido può innescare eventi sismici a causa dell’incremento di pressione. Non a caso, nell’ottobre 2013 a Valencia in Spagna, si è verificato un terremoto in prossimità di un impianto di stoccaggio di metano analogo a quello in esame”.
“Attualmente, dopo il potenziamento realizzato due anni fa da Edison senza passare per le procedure previste dalle normative sulla Valutazione di Impatto Ambientale, l’impianto ha raggiunto una capacità di stoccaggio sino a 800 milioni di metri cubi di gas. Le lamentele e gli esposti dei cittadini si ripetono e denunciano la presenza di un particolare rumore a bassa frequenza percepibile nelle loro abitazioni, talmente penetrante da non consentire un sonno normale e da essere definito come una vera e propria tortura”. Il consigliere Zanoni sottolinea la necessità di “maggiore trasparenza ed informazioni ai cittadini in merito all’influenza dello stoccaggio del gas sull’attività sismica locale, intesa sia come possibile attività microsismica generata direttamente dalla iniezione ed estrazione del fluido sia come possibili effetti di accelerazione della naturale attività sismica di origine tettonica”.
E solleva una questione relativa alle normative europee: “dal 1 giugno 2015 è entrata in vigore la direttiva Seveso III sul controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con sostanze pericolose. Questa normativa si applica anche agli impianti di stoccaggio sotterraneo di gas sulla terraferma. Ciò implica che il gestore di un impianto di questo tipo è tenuto a redigere un rapporto di sicurezza che consenta, tra l’altro, di individuare situazioni nelle quali potrebbero verificarsi incidenti, compresa una sintesi delle potenziali cause. La direttiva Seveso III specifica inoltre che le potenziali cause prese in considerazione dovrebbero includere quelle naturali, ad esempio terremoti e inondazioni”. “I cittadini – conclude Zanoni – hanno diritto di sapere quali sono i rischi dovuti a questo impianto e se le Autorità italiane lo sottoporranno alle norme della direttiva Seveso III. Una direttiva che a questo punto non può essere ignorata. La Regione dica quali interventi metterà in atto per affrontare questa situazione di estrema delicatezza”.