Una piccola parte dell’Africa brucia, dopo 27 anni di potere gestito da colui che distrusse il sogno del popolo burkinabè, lo spirito di Sankara riemerge con quella stessa forza con cui governò il suo paese per appena 4 anni, e che lo rimpiange insieme all’intero continente.
Nell’agosto 1983 un piccolo grande uomo nero, chitarrista per passione, iniziò una rivoluzione che si prefiggeva di mettere fine alle disuguaglianze che nonostante l’indipendenza dalla Francia proclamata nel 1960 si erano notevolmente accentuate, fece costruire ospedali, scuole, pozzi per la raccolta d’acqua, promosse campagne di vaccinazioni per adulti e bambini e di rimboschimento per contrastare l’avanzata del Sahel con 10 milioni di alberi piantati , garantì alle donne una reale emancipazione e pari diritti, abolì l’infibulazione e la poligamia, sostituì il vecchio nome coloniale Alto Volta con il più significativo Burkina Faso che nella lingua mossi significa “Terra degli uomini integri”, si impose uno stile di vita all’insegna della sobrietà tant’è che viveva in 2 stanze e si spostava in utilitaria utilizzando i voli di altri capi di stato percependo uno stipendio pari a un qualunque funzionario statale.
Ma Thomas Sankara non fece solo questo…ridistribuì le terre ai contadini, soppresse le imposte agricole, istituì il Ministero dell’acqua con funzioni ecologiche, vendette le mercedes in dotazione ai ministri sostituendole con le più economiche Renault 5, ridusse la spesa pubblica, lottò contro la corruzione, tolse privilegi a politici e militari, si oppose strenuamente all’egoismo delle multinazionali, del Fondo monetario e della Banca mondiale, alle guerre e al saccheggio delle risorse naturali di tutta l’Africa, fu il primo a proporre di non pagare il debito estero, ad indicare nel disarmo l’unica via per la pace, a esigere la liberazione di Nelson Mandela e l’abolizione dell’apartheid, a chiedere la fine della tutela neo-coloniale francese in uno stato dove il tasso di mortalità infantile era del 187 per mille, l’analfabetismo al 98 per cento, la vita media di poco più di quarant’anni e la disponibilità di un medico ogni 50.000 abitanti…riuscì a garantire a ciascun cittadino burkinabè 2 pasti e 5 litri di acqua al giorno…
Ma il 15 ottobre 1987 fu ucciso…a ordire la congiura furono organismi finanziari internazionali, la Francia, il Sudafrica, le èlite africane, ad armare la mano degli assassini squadroni della Liberia al soldo di Blaise Compaorè, attuale presidente nonché suo amico e compagno di lotta… si interrompeva così il grande sogno del panafricanismo, quello di “osare di inventare l’avvenire”, di porre fine al ricatto e all’ipocrisia dell’Occidente.
A 27 anni di distanza, dopo l’annuncio di una riforma costituzionale per consentire a Compaorè di prolungare ulteriormente il suo mandato, dopo 2 “ritocchi” fatti in occasione delle elezioni del “97 e 2000, la folla inferocita si è riversata nelle strade di Ougadougou dando alle fiamme le sedi del Governo, del Parlamento e alcune residenze di politici e invocando il generale in pensione Kouamè Louguè, boicottato nel 2003 da Compaorè perchè troppo vicino alle posizioni di Sankara.
I dimostranti non si arrenderanno, e anche se il capo di Stato maggiore delle forze armate, il generale Honorè Nabere Traorè dovesse persistere sul ruolo che attualmente ricopre, dato che Compaorè ha dovuto mollare e rifugiarsi altrove, non sparerà su un milione di persone…l’Africa non può versare altro sangue…
Risulta particolarmente toccante quanto riportano alcuni giornali, (pochi, per la verità)…”a Ougadougou le forze dell’ordine si sono schierate dalla parte dei contestatori”, qui in Italia, nelle piazze delle città dove si tenta di esprimere un malcontento più o meno generale, menano e basta, e pare non abbiano riguardo per nessuno, dal padre di famiglia disoccupato a un Landini che su Radio3 urlava tutta la sua rabbia.
Thomas Sankara sosteneva che per l’imperialismo è più importante dominare culturalmente che militarmente in quanto la dominazione culturale risulta più flessibile, più efficace, meno costosa…e che solo decolonizzando la nostra mentalità si può raggiungere una piena consapevolezza…l’Africa insegna…anche se i riflettori giornalistici sono puntati su aree e argomenti differenti: barconi che affondano e “invasioni” in territori che hanno visto morire tanti giovani che in epoche non lontanissime difendevano diritti e libertà.
Annamaria Fiume