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lunedì, Settembre 9, 2024
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“Da Pericle a Papadimos”. In libreria l’analisi spietata di Enzo Terzi sul futuro dell’Italia

enzo terzi da pericle a papadimosVolete sapere come finirà l’Italia tra poco, al di là dei proclami di cosiddetti esperti e politici? Leggete il bel libro del toscano Enzo Terzi “Da Pericle a Papadimos” edito dalla veronese Betelgeuse. Finiremo come la Grecia. Basta vedere il  debito pubblico che ad ogni cambio di governo dovrebbe scendere e immancabilmente cresce.

Terzi, che dal 2008 abita ad Atene conquistato da questa splendida terra culla della civiltà occidentale, ripercorre la storia della Grecia. Dalla nascita della democrazia con Clistene nel 510 a.C. alla conquista romana al cammino ricco di fascino dell’impero bizantino fino alla caduta di Costantinopoli nel 1453. Data tragica per l’intera civiltà greca che ancora oggi chiama Costantinopoli con il nome originario e non con il toponimo turco di Istanbul.

E, poi, il dettagliato excursus sulle vicende che dai primi anni dell’Ottocento portano alla difficile situazione attuale. La Grecia fu “liberata” dal dominio turco grazie agli interventi interessati di Gran Bretagna, Francia e Russia che volevano indebolire il decadente impero turco. Salvo, poi, azzuffarsi tra di loro nella nota guerra di Crimea per sbarrare la porta dei Dardanelli e del Mediterraneo alla Russia. Da quel momento la Grecia sarà praticamente sempre in balìa di altre potenze Stati Uniti compresi. Dalle quali si farà imporre il re (un tedesco prima e un danese dopo), la politica economica e più o meno anche il resto.

Terzi analizza con grande rigore storico e di dati il cammino tortuoso della storia recente. Senza dimenticare che, in democrazia, la colpa è sempre un po’ anche dei governati e non soltanto dei governanti. Così che nel 2010 un politico greco, Pangalos, poteva rispondere ai suoi connazionali scesi in piazza contro le misure restrittive: “Abbiamo mangiato insieme”. I Greci hanno vissuto con spensieratezza gli anni di questo dopoguerra, spendendo più di quello che potevano e facendosi prestare i soldi da chi li aveva. Fino a diventare, come ormai sono, soggetti allo strapotere delle banche. Accumulando debiti su debiti, interessi su interessi e, praticamente, abdicando il proprio potere.

Papadimos è stato l’espressione di questa situazione scelto da altri (la cosiddetta trojka) per sistemare i conti. Un “esperto” proprio come Monti, un altro ragioniere. Dimenticando che se bastasse un contabile per sistemare i conti a suo tempo Luigi XVI se la sarebbe cavata scegliendo il Necker, anche lui un banchiere, per guidare la Francia prerivoluzionaria. E come sia finita lo sappiamo.

Il libro di Terzi si legge quasi con furore tanto è l’immagine in piccolo di un’Italia specchio della Grecia. Anche lì le caste lottano per mantenere i privilegi, mandano i figli a studiare all’estero, i poveri diventano sempre di più, i pochi ricchi, per una legge matematica che il veneziano Giammaria Ortes nel Settecento aveva ben delineato, sempre più ricchi.

Non è l’Italia paese dei balocchi dove la disoccupazione giovanile cresce, dove i suicidi si moltiplicano, la cosa pubblica è inceppata e si continua a gridare che stiamo per uscire dal tunnel? E intanto alla immigrazione che arriva risponde la nostra emigrazione delle teste pensanti e qui rimane la manodopera senza lavoro. E non è vero che tutto prima o poi si aggiusta. Specialmente se a comandare è la Finanza, un mostro implacabile peggiore di qualsiasi guerra. E se pensiamo che quello che è accaduto alla Grecia è impossibile in Italia, cambiate parere. Siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Basta aspettare.

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