Il Governo ha approvato mercoledì scorso il decreto legislativo che attua la direttiva comunitaria 2011/7/UE relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali.
I tre articoli in cui è strutturato il decreto riscrivono in modo più stringente il decreto legislativo n° 231 del 2002 che aveva recepito una direttiva comunitaria del 2000 sempre sullo stesso argomento senza peraltro incidere in alcun modo sulla prassi, tutta italiana, di vedere dilatati in modo abnorme i tempi di pagamento ben oltre i 180 giorni mentre in Germania il tempo medio di incasso nei confronti della P.A. è di 35 giorni e in Francia di 64.
Le nuove disposizioni, che entrano in vigore dal 1° gennaio 2013, fissano in 30 giorni il termine ordinario che la Pubblica Amministrazione deve rispettare per pagare. Sono previste deroghe nel caso di enti pubblici che forniscono assistenza sanitaria e qualora ciò sia giustificato dalla natura o dall’oggetto del contratto ma, in ogni modo, il pagamento va effettuato entro 60 giorni. Se le Pubbliche Amministrazioni non rispettano i tempi scattano automaticamente gli interessi di mora, senza che sia necessaria la richiesta scritta al debitore di pagare, nella misura del tasso di riferimento fissato dalla B.C.E. aumentato di 8 punti percentuali vale a dire attualmente all’incirca il 10%.
Nei rapporti tra imprese viene confermata la libertà contrattuale di indicare termini anche superiori ai 60 giorni purché siano pattuiti nella forma scritta e non siano iniqui per il creditore.
Si prevede inoltre che, a differenza di quanto avviene nei rapporti con la Pubblica Amministrazione, tra i privati sia consentito concordare un tasso di interesse diverso da quello legale di mora.
“ Si tratta di una norma di civiltà – fa notare il presidente dell’APPIA Moreno De Col – che tende a rendere il mercato più trasparente ma non sarà facile per l’Esecutivo essere conseguente alle nome adottate anche perché, ammesso che i pagamenti dal 2013 rispettino i termini fissati, lo stock di debito pubblico accumulato dalla Pubblica Amministrazione nei confronti delle imprese è prossimo ai 100 miliardi rendendo ineludibile un serio progetto di estinzione del debito pregresso. Nei rapporti privati tra imprese, continua De Col, il provvedimento ha il merito di lasciare una maggiore libertà alle parti subordinandola però, sia nei termini che nella determinazione della misura degli interessi per ritardato pagamento, alla forma scritta. Cosa questa che contribuirà a rendere meno labili di quanto accada ora gli adempimenti reciproci tra le parti.”