La recente esternazione del Presidente della provincia Alto-Atesina sui diritti dei Ladini ha chiaramente espresso due concetti che dimostrano grande attenzione per la nostra Terra (il maiuscolo è voluto!) e le sue Genti.
Il primo è scritto nel programma del PAB già da qualche anno: i diritti delle minoranze vanno discussi e decisi in Europa, poiché è impossibile l’interlocuzione con la struttura nazionale. Per sua architettura costituzionale l’Italia non può tenere conto di moderni concetti quali il diritto alla auto-determinazione dei popoli. Dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) invece accogliere le istanze di un tribunale internazionale.
Il secondo, circa l’unione delle genti Ladine, è addirittura sacrosanto. La documentazione etno-geografica e storica dimostra che i 2/3 dei territori di lingua ladina sono nel nord della provincia di Belluno. Per precisione aggiungo che la parte in provincia di Bolzano è suddivisa in 2 territori di estensione analoga, uno attorno a Selva di Valgardena contiguo alla nostra provincia, e l’altro attorno a Madonna di Campiglio, separato dal primo.
Quindi, ben venga l’unione delle Genti e dei territori Ladini, ma logica e geografia vorrebbero che avvenissero sotto l’egida della provincia di Belluno.
Certo un occhiolino anche all’opportunità di avere in provincia Cortina, Selva di Valgardena e Madonna di Campiglio, ma solo un disinteressato e candido occhiolino…
Massimo Vidori, PAB