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lunedì, Settembre 25, 2023
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Speciale Afghanistan * di Federica Fant

La Missione italiana: 3500 uomini agli ordini del generale Bellacicco
Nella regione di Herat opera attualmente tutta la brigata Alpina Julia, guidata dal generale Marcello Bellacicco, con il 5° reggimento alpini di Vipiteno, il 7° alpini di Belluno e l’8° alpini di Cividale del Friuli, il 3° artiglieria da montagna di Tolmezzo e, novità per questo teatro operativo il reggimento genio al completo. La Julia ha schierato, così, con il 2° genio guastatori tutti i suoi reggimenti. Ai cinque reggimenti della Julia si affianca, quale unità di manovra, il reggimento dei Lagunari Serenissima di Mestre.  Ad essi si aggiungono i contributi di svariate altre unità dell’Esercito (tra cui gli elicotteristi dell’Aviation battalion con i CH47, i Mangusta e gli AB412), dell’Aeronautica Militare (presente con una task-force di velivoli AMX, C130 e Predator), della Marina, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, per un totale di circa 3.500 militari, oltre ai contingenti di 10 Paesi amici ed alleati, tra cui Spagna, Lituania e Stati Uniti, per un totale di oltre 7.000 unità. L’area di responsabilità del Regional Command West, vasta quanto l’Italia del nord è suddivisa in tre settori, assegnati al: 8° reggimento Alpini (Task- Force North), 5° reggimento Alpini (Task-Force Centre), reggimento Lagunari Serenissima, e 7° reggimento Alpini (Task-Force South-East). Ciascuna Task-Force opera a partire da un certo numero di basi avanzate (dette ‘FOB’ – Forward Operational Bases) che consentono un controllo del territorio più capillare. Tutte le operazioni in corso sono orientate a favore della popolazione afgana e vengono condotte in partnership con le forze di sicurezza locali e i contingenti alleati. Il sostegno italiano alle autorità locali e l’attuazione di programmi di sviluppo, così come il collegamento con le organizzazioni internazionali, viene assicurato dal Provincial Reconstruction Team (PRT) di Herat, unità costituita dagli artiglieri del 3° da montagna di Tolmezzo, con la presenza di funzionari della Farnesina.

nella foto: da sinistra, il generale Bellacicco comandante di RC West, il generale Petraeus comandante di ISAF e il colonnello Sfarra comandante della Task Force South East

La Task-Force Grifo della Guardia di finanza: 16 uomini per addestrare la polizia di frontiera
afghana 
È di Venezia il comandante delle Fiamme gialle che comanda la Task Force Grifo nel Regional Command West in Afghanistan. Il tenente colonnello Stefano Izzo (nella foto) si trova a Herat da ben 13 mesi e comanda i suoi 16 uomini indipendentemente dal Regional command West. La Grifo, infatti, è un’ unità speciale della Guardia di finanza sorta specificatamente per l’Afghanistan, ma svolta in modo indipendente dalle Fiamme gialle. Non fa parte di Isaf, che è l’acronimo che identifica la missione Nato in atto nel Paese dell’oppio. Nato nel 1965 al Lido di Venezia si è formato professionalmente in tutt’Italia. Significativa è stata l’esperienza ultradecennale a Catania e Bari dove si è impegnato nel servizio antimafia nelle Dia (direzioni investigative antimafia). Da qualche tempo è tornato in Veneto e comanda il Nucleo finanziario di Venezia. «Ho scelto di fare una missione raddoppiata – ha spiegato l’ufficiale rispondendo a come mai fosse lì per più di sei mesi, periodo in cui la maggior parte dei militari rimane in missione – perché, con il capitano del mio team (di Bressanone) ho trovato che il nostro compito qui fosse molto entusiasmante. L’Afghanistan è particolare. Ci si trova ad operare in un contesto dal quale c’è molto da imparare, dove si sente la percezione del rischio. Le soddisfazioni, anche umane, sono tante. Confrontarsi e ottenere dei buoni risultati è sicuramente una cosa che riempie di orgoglio e soddisfazione» ha commentato il ten.col. Stefano Izzo. La Task force Grifo, che è nata nel 2006, richiesta dallo Stato maggiore della difesa, ha il compito di addestrare la locale polizia di frontiera (l’Afghan border police), i funzionari delle dogane e gli agenti della polizia doganale. A novembre la nona missione della Grifo ha accolto il suo 54° corso istituito per agenti locali. Si tratta di spiegare, in un mese, le basi della Costituzione afghana, il codice penale afghano, le leggi antiriciclaggio, antidroga e via dicendo, che peraltro sono state scritte con l’aiuto proprio degli italiani, a dei militari o agenti locali. «Dietro ogni partecipante al corso – ha spiegato il tenente colonnello Stefano Izzo – c’è una storia personale particolare. C’è chi è stato torturato, chi ha partecipato ai conflitti a fuoco della guerra civile, che si è visto obbligato a raggiungere dei compromessi di corruzione. La nostra è una missione che fa stare fianco al fianco di questi militari o agenti, che benché analfabeti per il 54% hanno molta voglia di imparare». L’Afghanistan confina con molti Paesi, l’Iran e il Pakistan in particolari non sono zone facili da controllare. Grande è la produzione di oppio. Se si pensa, poi, che la corruzione spesso e volentieri è vista come un fattore culturale spontaneo, si può ben immaginare come mai il Paese continui ad esserne uno dei maggiori produttori. Le frontiere, tuttavia, sono una voce importante del bilancio economico dell’intero Afghanistan. Herat, «possiamo definirlo il Veneto del Paese. La maggior parte di ricchezza, infatti, proviene da questa provincia, Herat, che riscuote oltre il 25% degli introiti del governo Afghano», ha ricordato il ten.col. Izzo.
Federica Fant *
*periodista in Afghanistan, 02.12.2010

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