“Fotografando in Dolomiti”, la mostra fotografica di Dilio Marengon, inaugurata sabato 3 luglio, rimarrà aperta fino al 15 luglio nella Sala esposizioni del Municipio di Auronzo di Cadore con orario 10-12 16-19 tutti i giorni (ingresso libero). Ad un anno dalla proclamazione delle Dolomiti a Patrimonio dell’Umanità
Auronzo di Cadore celebra queste vette spettacolari e maestose dedicando loro una mostra fotografica del fotografo cadorino Dilio Marengon. Ammirando le montagne della Val d’Ansiei, del Comelico e del Cadore è
possibile vivere emozioni uniche e a volte contrastanti, vastità e piccolezza, silenzio e fragore, infinità e limitatezza: un mondo magico, tutto da scoprire, le rocce millenarie che ogni giorno mutano e si trasformano in una sorta di percorso tra “genesi, evoluzione e dissoluzione”. Questo il tema proposto
dalla mostra fotografica “Fotografando in Dolomiti” di Dilio Marengon: una cinquantina immagini delle Dolomiti, immortalate nell’arco delle quattro stagioni, nelle più svariate condizioni ambientali racconteranno per tutto il mese di settembre un patrimonio naturale di incommensurabile valore e bellezza. “Con queste fotografie desidero trasmettere attraverso le mie esperienze, sensazioni ed emozioni, i momenti più belli e significativi della montagna”, queste le parole del fotografo Marengon. Il visitatore verrà assorbito da un
percorso fotografico che si svilupperà in tre sezioni ben distinte, genesi, evoluzione e dissoluzioni: tre momenti divisi ma indissolubilmente legati nella trama di un unico racconto.
GENESI: a rappresentare la forza naturale dei ghiacciai e delle acque che 5 milioni da anni fa a plasmato il paesaggio dolomitico unico al mondo che noi tutti oggi conosciamo.
EVOLUZIONE: le montagne immortalate nei momenti magici creati e dai contrasti di luci e ombre, l’alba, la luce intensa del giorno, l’atmosfera della notte, il tramonto, nel caleidoscopico gioco di colori offerto dalle quattro stagioni.
DISSOLUZIONE: immagini rigorosamente in bianco e nero a tratteggiare la fase distruttiva e più negativa del percorso, giunto ormai alla sua parabola conclusiva. I colori si dissolvono, l’ambiente si inasprisce, diventa
impervio, scabro e desolato. Le rocce crollano, la vegetazione scompare e lascia spazio a un ambiente brullo.