Ci sono uomini di serie A e uomini di serie B. Il comma 24 dell’articolo 1 del ddl intercettazioni, approvato in commissione Giustizia del Senato, stabilisce che “se un pubblico ministero intercetta o indaga un uomo di Chiesa deve darne immediato avviso al Vaticano”. Insomma, con l’approvazione del Ddl Intercettazioni, i giudici che intercettavano Anemone si sarebbero imbattuti nel cassiere della cricca don Evaldo Biasini. Avrebbero quindi chiamato Joseph, che avrebbe sculacciato don Evaldo, che l’avrebbe detto ad Anemone, che avrebbe avvertito Balducci e tutti gli altri di stare accorti perché avevano la giustizia alle calcagna. Nessuno avrebbe organizzato festini per Bertolaso, nessuno avrebbe comprato case a Scajola, almeno fino a quando la talpa ecclesiastica non li avrebbe informati che il limite dei 75 giorni di intercettazioni era stato superato, e dunque potevano tornare tutti a delinquere allegramente. Richard A. Martin, il pm americano collaboratore di Giovanni Falcone, si dice fortemente stupito. Perché questo obbligo di notificare al Parlamento o al Vaticano che si sta ascoltando un politico o un prete? «Qual è la ratio di questa norma? Chi protegge? Sicuramente non la segretezza e l’efficacia dell’indagine». Un cittadino italiano può essere intercettato a sua insaputa. Un cittadino vaticano può essere intercettato solo se consenziente.
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