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Le preoccupazioni dell’Appia per l’attacco alla nuova legge che impedisce di produrre all’estero e poi commercializzare con l’etichetta made in Italy

Maurizio Ranon direttore Appia
Maurizio Ranon direttore Appia

Le associazioni di categoria, in particolare del settore tessile e occhialeria, sono preoccupate per le resistenze che incontra la nuova legge n.99 entrata in vigore lo scorso agosto, che prevede all’art. 17, comma 4  l’etichettatura di origine dei prodotti. Si teme addirittura che questa norma venga sospesa perché evidentemente disturba il mercato globale. Che fino a qualche tempo fa consentiva di produrre all’estero dove la mano d’opera costa poco e poi commercializzare il prodotto appicicando l’etichetta made in Italy. Il salvagente del made in Italy non può diventare  lettera morta.sostiene l’APPIA/CNA,  che ribadisce il suo pieno sostegno alla legge n. 99/2009 sulla tracciabilità dei prodotti. Ora che la legge c’è – sostiene l’APPIA  contro le voci di una possibile sospensione dell’art.17 – bisogna farla rispettare e applicarla da subito per garantire maggiore trasparenza e pene severe alle contraffazioni. “Il sistema da noi rappresentato” fa presente Franco Brunello  presidente delle occhialerie dell’APPIA nonché referente nazionale per il sistema moda della CNA “è costituito per la gran parte da piccole e medie imprese e da imprese artigiane e rappresenta pertanto il cuore pulsante del made in Italy, quella filiera di cui il sistema manifatturiero italiano non può fare a meno. Una realtà che da sempre ha dato grande contributo allo sviluppo economico e sociale del Paese. Siamo portatori di una realtà da sempre presente nel confronto internazionale, da sempre coinvolta nei processi della globalizzazione, non temiamo le sfide, auspichiamo che queste possano avvenire su basi di trasparenza e limpida correttezza. Con le misure immediatamente operative della legge sullo sviluppo, in particolare l’art. 17, il si è lanciato un segnale importante al contesto internazionale. La legge ha ribadito la necessità di rivedere le regole del confronto economico internazionale sulla base di trasparenza, etica e responsabilità sociale d’impresa  e soprattutto ha fatto proprio l’art. 153 del Trattato Economico Europeo, che fa riferimento alla protezione del consumatore finale attraverso una corretta informazione, la quale si può avere solo con la trasparenza, vale a dire indicando l’origine del prodotto ovvero la sua tracciabilità”.  In previsione dell’incontro del Consiglio dei Ministri fissato per giovedì 3 settembre che potrebbe, sulla base di forti pressioni che stanno arrivando al Governo congelare o stralciare la norma, CNA Federmoda ha inviato una lettera al ministro Scajola e al vice ministro Urso  di piena condivisione al provvedimento adottato dal Parlamento Italiano. “Questa legge  – precisa il direttore dell’APPIA Maurizio Ranon – accoglie anni di impegno ed azioni politiche congiunte che ora, di fronte al pericolo di un possibile congelamento della norma stessa, non possono essere dimenticati. E’ del tutto  evidente  come si voglia da parte di una certa rappresentanza delle imprese dare  pubblicamente pieno sostegno a quanto richiesto da tanti imprenditori, ma poi, nei fatti, agire perché non si arrivi al risultato finale. Salvaguardare il made in Italy – ricorda infine Ranon – significa non solo tutelare la produzione industriale, ma anche la creatività  l’arte e il mestiere italiano, la tradizione artigianale, il patrimonio del sapere e pensare italiano”.

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