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Quarant’anni fa in Iran l’ascesa al potere di Khomeini. La biografia dell’ayatollah di Alberto Zanconato presentata ieri a Belluno alle Conversazioni di Liberal

Belluno, I° febbraio 2019 – Quarant’anni fa, il I° febbraio 1979 l’immam iraniano, l’ayatollah Khomeini, atterra a Theran dall’esilio di Parigi. Nasce la Repubblica islamica, si costituisce la guardia a lui fedele, i pasdaran, iniziano le esecuzioni sommarie.  Rimarrà al potere per dieci anni, durante i quali gli iraniani saranno costretti a cambiare le loro abitudini. Niente bevande alcoliche, niente musica, alle undici di sera c’è il coprifuoco, è proibito ballare perché c’è il contatto fisico uomo donna, è proibito nuotare, perché per entrare in acqua ci si deve spogliare, la giustizia viene amministrata dal clero, i giornali vengono chiusi.

Ne ha parlato ieri sera Alberto Zanconato, giornalista dell’Agenzia Ansa, per 13 anni corrispondente in Iran autore del libro “Khomeini, il rivoluzionario di Dio” (Castelvecchi editore), alla rassegna culturale Conversazioni in Taverna dell’Associazione Liberal Belluno presieduta da Rosalba Schenal.

Zanconato ha ripercorso la storia dell’Iran fino alla morte dell’ayatollah Ruḥollāh Moṣṭafāvī Mōsavī Khomeynī il 3 giugno del 1989 illustrandone le varie facce.

Alla domanda conclusiva della serata cosa ha ottenuto la rivoluzione khomeinista che lo stesso Zanconato fece nell’intervista citata nel libro ad Anis Naccache, il militante nazionalista libanese che collaborò alla rivoluzione iraniana armi in pugno, due sono le risposte: l’indipendenza da Israele e dagli Stati Uniti, e la diffusione dell’Islam politico, contrapposto al comunismo.

E all’interrogativo se la Repubblica islamica avesse realizzato quella promessa di una società “pura” dove avrebbe dovuto regnare l’ugualianza economica promessa da Khomeini, la risposta è negativa. Tant’è che l’Iran è afflitto dalle stesse problematiche dell’Occidente, ovvero droga, prostituzione, corruzione, disparità sociali.

 

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