Sabato 27 maggio, alle ore 20.30 presso la Società Operaia di Mutuo Soccorso “Felice Cavallotti” di Lentiai, si svolgerà un recital poetico-musicale a cura del poeta e musicista bellunese Gianni Carlin; si tratta di un adattamento e recitazione del poema “Das Magische Auge” di Claudio Giuseppe De Donà, sconosciuto autore di un manoscritto datato 1927, solo recentemente ritrovato e pubblicato. In occasione di questa serata, il poliedrico artista Carlin, autore del fortuito ritrovamento e della trascrizione dell’inedito poema, rende noto al pubblico che in realtà il libro è un “gioco letterario”, una sorta di “divertissement”, e svela che non esiste alcun De Donà. Gianni Carlin ha utilizzato l’espediente letterario del manoscritto ritrovato e dell’invenzione delle fonti, operazione che ha una tradizione illustre (per citare i casi più noti: Miguel de Cervantes con il Don Chisciotte e Alessandro Manzoni con i Promessi Sposi) e tramite tale finzione ha immaginato e composto un poema in diciassette stanze, scritto con libertà creativa e verve espressiva, dando vita a un linguaggio poetico ispirato all’avanguardia dadaista, caratterizzato da uno stile pungente e satirico, arricchito di multiformi citazioni (dalla fisica quantistica alla musica).
Gianni Carlin e il suo non proprio alter ego (come precisa all’inizio “leggendo il poema ho trovato delle affinità sia di pensiero che di stile con il De Donà, per questo mi sono permesso di accorpare il suo lavoro al mio, pur rimarcando che si tratta di due identità ben distinte”) con questo ritrovamento sembrano voler dimostrare, con ironia, l’estrema facilità con cui si possono divulgare notizie false e spacciarle per vere, soprattutto oggi, nell’era digitale di internet e dei nuovi mezzi di comunicazione. Jacopo De Pasquale, che nel libro di Carlin aveva curato l’introduzione storica, commenta in questi termini il rischio di cadere nella rete delle fake news: “Chi vaglia le informazioni? Da dove arrivano le nozioni? Chi ha vagliato le fonti? Mancano gli strumenti metodologici di base. Senza quelli il rischio di fake news è enorme nonostante il grande potenziale che i social avrebbero per creare una discussione storica democratica capace di autocontrollo.”
“Das Magische Auge” si configura così come una sorta di “presa in giro”, uno scherzo letterario, perché il poeta – per dirla con Aldo Palazzeschi – “si diverte”: “Non lo state a insolentire, lasciatelo divertire poveretto, queste piccole corbellerie sono il suo diletto.” Il poema è ricco di parti assurde, di frasi nonsenso e può essere definito una reazione all’insensatezza, a tutto quel continuo cicaleccio, vero e proprio bombardamento di immagini, suoni, voci, notizie a cui siamo sottoposti quotidianamente dalla radio, dalla TV, dalla pubblicità, da internet, nonché una riflessione sulla smisurata e disorientante massa di dati che freneticamente si condivide sulle piattaforme dei social network, che sempre più genera un pubblico privo di memoria: non a caso l’autore, per alcuni versi del poema, si è ispirato ad alcuni commenti presi da Facebook. Come un moderno artista dadaista, Carlin scrive in maniera anticonformista, irriverente, interviene tramite una poesia che vuole provocare e interrogare piuttosto che affermare e descrivere. Nella società passata come in quella presente (la Belluno degli anni ’20 si sovrappone a quella del 2023) ci sono “mostri” che ci attanagliano, ideali folli che alimentano spirali di violenza, fanatismi e moralismi degeneranti, individualismi che portano a incomprensioni e divisioni: di fronte a tutto questo marcio, il poeta risponde con la forza creatrice della parola.