“Il nonno amava dire che eravamo una famiglia normale, come tutte le altre. Una casa normale, dove la merenda si faceva con il pane con l’olio”. Il nonno in questo caso è Benito Mussolini, e a raccontarlo ieri sera durante la conferenza di presentazione del libro “I Mussolini dopo Mussolini” è stata Edda Negri Mussolini, nipote del Duce, figlia del presentatore tv Nando Pucci Negri e di Anna Maria Mussolini, l’ultima figlia di Rachele Guidi e di Benito Mussolini. La serata, condotta dal professor Francesco Demattè, si è tenuta nella sede del Circolo culturale “La Terra dei Padri” a Borgo Piave. Edda Negri Mussolini, autrice del libro insieme a Mario Russomanno, con una lunga serie di aneddoti di famiglia, ha descritto con quale stato d’animo i Mussolini affrontarono il destino che li fece precipitare improvvisamente dagli onori del Ventennio alle difficoltà conseguenti alla caduta del regime a seguito della sfiducia del Gran Consiglio il 25 luglio del 1943 e l’arresto di Benito Mussolini per ordine del re Vittorio Emanuele III.
“In romagnolo si chiama azdora – spiega Edda Negri Mussolini riferendosi alla nonna Rachele – significa la regina del focolare, la massaia, colei che governa la casa, dicono che le assomiglio sia nel carattere che nel modo di camminare. Era Rachele che dettava le regole e tutti dovevano sottostare. Una volta mio nonno arrivò in forte ritardo per cena ed aveva un ospite importante con lui; ebbene, gli disse Rachele, ‘qui abbiamo già mangiato, questo non è un albergo’. Le lasagne e i tortellini in brodo erano una costante, c’erano sempre, anche a ferragosto. La pensione la nonna Rachele la ottenne solo nel 1974 grazie ad Andreotti e Almirante, perché Benito non percepiva indennità dallo Stato, visse con le interviste e gli articoli ai giornali e con le donazioni di privati e del Movimento Sociale Italiano. E nei pressi della Rocca delle Carminate, per un certo periodo, Rachele aprì un ristorante dove lei lavorava in cucina”. Edda Negri Mussolini racconta del suo luogo del cuore, Villa Carpena a San Martino in Strada, frazione di Forlì, fino al 2000 rimasta di proprietà della famiglia Mussolini “Dove tutto si svolse. Ho fatto i miei 18 anni lì; mio padre fece la festa di matrimonio, e quando morì nel ’97 facemmo lì la camera mortuaria”. A Villa Carpena scopriamo che c’è anche qualcosa di Belluno. Infatti un grande dipinto che rappresenta la donazione dell’oro alla Patria che rimase esposto nella sede provinciale del MSI, appartenuto a Bartolomeo Zanenga, quando venne chiusa la federazione, come ricorda la figlia Fiammetta, venne donato a Villa Carpena. Un ricordo particolare Edda Negri Mussolini l’ha dedicato a Bruno, il figlio di Mussolini ufficiale della Regia Aeronautica, insignito di medaglia d’oro al Valore Aeronautico e tre volte della medaglia d’argento al Valor Militare “Un ragazzo che amava volare e che perse la vita a soli 20 anni durante il collaudo di un quadrimotore per un guasto ai motori che fece precipitare il velivolo. Gli piaceva andare in moto e giocare a tennis, e quando giocava con il nonno lo doveva far vincere. Fu lui ad istituire la posta aerea tra l’Italia e il Brasile. Quando morì il 7 agosto del 1941 fu l’ultima volta che l’Italia si è stretta alla mia famiglia”.
(rdn)
L’ultima lettera di Benito Mussolini alla moglie Rachele