
Venezia, 4 aprile 2019 – “La madre di tutte le battaglie rischia di trasformarsi nella nuova Guerra dei cent’anni e allora Zaia fa retromarcia. Non accordo definitivo tra Governo e Regioni, ma una pre intesa da sottoporre poi al Parlamento. Anche se i tempi si allungano ancora. L’urlo bellicoso dell’ottobre 2017 è diventata una timida supplica: firmiamo qualcosa giusto perché ci sono le elezioni e può tornare utile per fare propaganda”.
Graziano Azzalin, consigliere del Partito Democratico interviene all’indomani dell’incontro tra il ministro per gli Affari regionali Erika Stefani e i governatori, non risparmiando critiche al presidente del Veneto Luca Zaia. “La pre intesa, inoltre, c’era già ed era stata siglata con il sottosegretario del Governo Gentiloni, Bressa, a inizio 2018. Eppure la firma era sempre di Zaia”.
“È ancora tutto in alto mare, ma era fin troppo prevedibile. C’è chi ha provato a fare il furbo, con scorciatoie assolutamente non coerenti con quanto stabilito in Consiglio regionale. In aula, infatti, era stato approvato un Pdl statale che prevedeva un percorso preciso che impegnava Zaia a trattare con il Governo e informare l’aula. Anche perché il testo del referendum-truffa era un quesito generico: si chiedeva un parere favorevole all’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, senza specificare niente. Inoltre – ricorda Azzalin – sempre il Pdl 43, stabiliva l’oggetto dei negoziati sulla cui base il Governo avrebbe dovuto predisporre una legge da sottoporre poi all’approvazione di Camera e Senato.
La Lega con i suoi governatori e i suoi ministri ha provato ad aggirare il Parlamento, ma l’operazione è naufragata. Dopo essersi rimangiato i nove decimi e il residuo fiscale, adesso Zaia è costretto a un altro passo indietro. Almeno chiedesse scusa ai veneti per i 16 milioni spesi in una consultazione che si rivela ogni giorno sempre più inutile, visto che altre Regioni si sono mosse per chiedere pure loro nuove competenze allo Stato, senza aver sborsato un euro”.