Il Consiglio provinciale ha autorizzato la Presidente della Provincia facente funzioni, Serenella Bogana, ad adottare il decreto di indizione della consultazione per associarlo a quello veneto del prossimo ottobre al fine di beneficiare del c.d. «effetto traino».
Io voglio vederci chiaro, non sono contrario all’autonomia, ma desidero che i soldi dei lavoratori non vengano utilizzati per mere iniziative dall’esito incerto e non dipendenti da scelte esclusive dell’ente di area vasta. Dalle prime e dettagliate informazioni ricevute dai giuristi veneti e non coinvolti (costituzionalisti, amministrativisti e storici del diritto, e anche un ex giudice della Corte Costituzionale), che saranno ampiamente illustrate a settembre nel corso di un convegno che organizzerò, paiono esserci letture diverse che mettono in discussione, in modo convincente e molto puntuale le argomentazioni portate a sostegno della consultazione da parte della Commissione di esperti.
Il rischio è quello di utilizzare lo strumento referendario come specchietto per le allodole, come mero pretesto per nascondere la disastrosa condizione economico-finanziaria in cui versano oggi le Province e l’incapacità della «forma di governo» provinciale di rispondere efficacemente ai numerosi problemi del territorio. Come si fanno a chiedere nuove funzioni amministrative aggiuntive senza intervenire prima sulla legge Delrio e sulle normative statali (decreto-legge n. 66/2014, legge di stabilità per l’anno 2015) che, in palese violazione del principio di autonomia finanziaria di cui all’art. 119 Cost., continuano a sottrarre risorse, rendendo difficoltoso per le amministrazioni provinciali lo svolgimento delle loro competenze, specialmente quelle fondamentali?
Diego Pauletti